La Pizia, Marco Polo e Goethe in viaggio
Nicole Della Santina
Nicole Della Santina
Mentre i liceali organizzano il viaggio dei 100 giorni, le scuole i campi scuola, le ragazze i girlstrip a Ibiza e tra noi amici ci sbrighiamo a comprare i biglietti per il Marocco; mentre pensiamo a quale cammino di Santiago fare e prenotiamo gli ostelli stiamo tutti, inconsapevolmente forse, partecipando all’evoluzione del viaggio. Non è una cosa nuova, lo sappiamo, esiste da sempre, fin da quando gli stessi uomini erano dei nomadi e il viaggio era uno stile di vita più che una scelta. Ma da che punto la nostra storia si intreccia con quella dei nostri spostamenti?
A partire dall’antichità l’idea del viaggio si fonde con la nostra necessità di commerciare via mare e via terra, di trovare i punti più strategici per insediarci e sopravvivere. E poi poco distante nel tempo si aggiunge un altro sinonimo di viaggio: il pellegrinaggio religioso. In Grecia, in particolare, era popolarissimo il pellegrinaggio verso Delphi, città sede dell’oracolo del dio Apollo. Vi ci si recava per conferire con la Pizia, la sacerdotessa che recitava i responsi del dio Apollo. La Pizia veniva scelta tra le donne vergini e di buona famiglia del paese. Originariamente, prima che il numero di pellegrini aumentasse esponenzialmente, c’era una sola Pizia (arriveranno a diventare tre secondo Plutarco) e ci si poteva conferire una sola volta all’anno, nel periodo di febbraio, che era l’unico momento in cui si potevano chiedere responsi all’oracolo. Ma come si sarebbe svolto il nostro pellegrinaggio? Una volta arrivati a Delfi noi, gli interroganti, già presentata la richiesta, avremmo assistito alla Pizia che, lavatasi con l'acqua della fonte Castalia e indossata della veste rituale, si sarebbe seduta su di un seggio posto al di sopra di una voragine da cui sarebbero salite delle esalazioni in grado di esaltarla. Dalle parole sconnesse che avrebbe detto poi i sacerdoti avrebbero dovuto trarre le premonizioni.
In quale misura queste “letture” si potevano dire veritiere? Sono stati scoperti dei casi di corruzione in seguito ai quali la Pizia in carica venne deposta (per esempio quello denunciato da Erodoto riguardante Cleomene, il re di Sparta, e il suo collega Demarato). Comunque negli anni, grazie alla ricerca, siamo giunti a conclusioni più scientifiche, convenendo che a renderla una pratica “onesta” fosse il mix di gas comunemente rilasciato da fratture sismiche come quella sotto al tempio che avevano la capacità di indurre effetti di esaltazione nell’uomo. Ma ad ogni modo l'oracolo di Delfi, veritiero o no, nel corso della storia greca antica segnò fortemente le scelte politiche e belliche, e fu molto popolare fino a quando la pratica venne proibita dall'imperatore romano Teodosio I.
Un altro tipo di viaggio che perpetuiamo dall’antichità è quello di tipo esplorativo. Adesso esploriamo la luna e i pianeti, ma nel 1271 Marco Polo, giovanissimo veneziano, partiva da Laiazzo e si avventurava in un lungo percorso attraverso l'Asia anteriore, inoltrandosi nell'Asia centrale (in regioni ancora ignote come le valli del Pamir), arrivando dopo tre anni ai confini della Cina e poi a Pechino. Non sarebbe più tornato a Venezia per venticinque anni. È risaputo che tutto quello che sappiamo dei suoi viaggi curiosi nell’Estremo Oriente ci viene riportato dalla sua opera Il Milione, che ha ispirato esploratori come Cristoforo Colombo e che a suo tempo fornì importanti contributi alla cartografia occidentale. Quando il padre e lo zio di Marco Polo giunsero per la prima volta in Cina divennero collaboratori dell’imperatore Kublai, nipote del condottiero mongolo Gengis Khan, che avrebbe poi accettato consentire ai due un salvacondotto per tutte le terre sotto il suo dominio in cambio di un contatto con il papa. I fratelli Polo quindi si affrettano a tornare per poi ripartire, e al loro ritorno portarono con sé un diciassettenne di nome Marco. Nonostante il padre e lo zio fossero perlopiù interessati agli aspetti commerciali di quella ambigua alleanza e vedessero solo le possibilità di profitto, Marco seppe scoprire l’Oriente come un vero esploratore e studioso più che come un commerciante. Fino alla fine del 13esimo secolo le informazioni forniteci dall’esploratore furono le uniche essenziali conoscenze sull’est diffuse in occidente.
E infine, da esplorare ci rimane il viaggio d’istruzione, già diffusissimo nell’antica Roma con meta Grecia e dintorni e poi di nuovo in voga nell’800 con il Grand Tour europeo. Goethe scrisse tra il 1813 e il 1817 Viaggio in Italia, un diario dettagliato del suo tanto agognato viaggio, per l’appunto, in Italia. Partì sotto falso nome per viaggiare in tranquillità quando era già ministro a Weimar; prosciugato dal ruolo era in cerca della sua perduta creatività lasciò che persino i suoi familiari perdessero le sue tracce per quasi due anni. Ma Goethe era talmente entusiasta del suo viaggio, grande ammiratore quale era della Magna Grecia, che non avrebbe voluto farselo rovinare da nulla al mondo. Non cercava la Roma barocca, né quella rinascimentale, non cercava Leonardo e Michelangelo, bensì le tracce dell’eleganza antica, l’influenza greca e le antiche glorie dell’impero. Percorse l'Italia dalla Toscana (dove rimase entusiasta di Siena e Firenze) fino alla Sicilia, trovando nella vita mediterranea il piacere della quotidianità, della sensualità (addirittura un amore forse) e catturò tutto quello che i suoi occhi vedevano con quella sua penna schizzante (portò infatti a casa più di mille disegni). Cercò anche di replicare l’incanto di quel suo primo viaggio con un secondo, ma questa volta rimase profondamente deluso.
Conosci il paese dove fioriscono i limoni?
Nel verde fogliame splendono arance d'oro
Un vento lieve spira dal cielo azzurro
Tranquillo è il mirto, sereno l'alloro
Lo conosci tu?
Laggiù, laggiù
Vorrei con te, o mio amato, andare!