Quella delle streghe è una storia lunghissima e travagliata: da Circe nell’Odissea alle fiabe per bambini, passando per pagine buie della storia come la famosa “caccia alle streghe” che per 300 anni dilagò in tutta Europa; tuttavia durante la seconda guerra mondiale ci fu un gruppo di streghe davvero particolari. Invece di volare su scope incantate, queste streghe volavano su piccoli e agili biplani, invece di scagliare maledizioni e sortilegi colpivano con ordigni esplosivi e invece di indossare strambi cappelli e lunghi vestiti neri, indossavano uniformi dell’Armata Rossa.
Streghe della notte, Nachthexen in tedesco, fu il nome attribuito dai soldati della Germania nazista alle aviatrici del 588º reggimento bombardamento notturno sovietico.
Nel 1941, con i tedeschi alle porte di Mosca, l’eroina sovietica Marina Raskova ebbe un colloquio privato con Stalin in cui, grazie al proprio carisma e popolarità tra le giovani sovietiche, riuscì a ottenere la promulgazione dell’ordine 0099, che decretava l’immediata creazione di 3 reggimenti di aviazione a composizione esclusivamente femminile.
Ad aderire alla chiamata per “giovani donne desiderose di combattere per la patria” furono in molte e, dopo tre mesi di addestramento nell’accademia militare di Engels, furono inviate al fronte. Inizialmente le streghe vissero momenti di difficoltà: nei primi mesi del ‘42 l’Armata Rossa era in ritirata rotta e, in aggiunta, le giovani donne erano vittime di soprusi e scherno da parte dei compagni maschi.
Nonostante le difficoltà, il 588º divenne progressivamente più efficiente fino ad essere, alla fine della guerra, tra le unità con più voli effettuati (23.000 in 3 anni).
La straordinarietà delle “streghe” fu quindi ampiamente conosciuta, e a metà 1943 il loro reggimento fu ribattezzato a titolo onorifico 46º Reggimento bombardamento leggero notturno delle guardie “Taman”, con conseguente attribuzione di un’insegna militare e un breve inno; inoltre ben 23 di loro ricevettero la stella d’oro di Eroe dell’Unione Sovietica.
L’ultima strega, Irina Vjačeslavovna Rakobol'skaja, è purtroppo morta nel 2016, poco dopo di aver raccontato la sua storia a Ritanna Armeni, che la narra nel libro “Una donna può tutto. 1941: volano le Streghe della notte.”