Il 10 dicembre di 76 anni fa veniva ratificata la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo a Parigi. Dopo così tanto tempo, così tante discussioni intorno ad essa e generazioni di studenti che l’hanno studiata dovrebbe essere banale ogni testo che ancora ne parli. Non è così.
Il mondo del 2024, quasi 2025, chissà come se lo sarebbe immaginato uno dei 9 membri della Commissione per i Diritti Umani che scrisse la Dichiarazione. Magari Alexander Bogomolov, membro della commissione per l’USSR e membro della classe diplomatica e intellettuale sovietica, si immaginava un mondo che guidato dal progresso delle idee, dove le popolazioni, liberatesi gradualmente dal capitalismo, si riconoscessero appieno nell’internazionalismo predicato da Marx. Invece nella testa di Eleanor Roosevelt, segretaria della commissione ed ex first-lady degli USA, forse puntava più sul progresso tecnologico e si immaginava umani che viaggiavano tra i pianeti, macchine volanti, case intelligenti o medicine rivoluzionarie.
La generazione del dopoguerra guardava con grande speranza al futuro davanti a sé e credo davvero sperassero che quella che era solo una dichiarazioni d’intenti sarebbe davvero diventata la norma un giorno, avvicinandoci di anno in anno. Eppure ora non siamo mai stati così lontani.
Ad Aprile usciva il rapporto 2023-2024 di Amnesty International che Agnés Callamard, segretaria dell’ONG, commentava proprio affermando: “Nel 2023 abbiamo avuto la conferma che molti potenti stati stanno abbandonando i valori costitutivi di umanità e universalità al centro della Dichiarazione universale dei diritti umani”. Nel rapporto si riscontrano gravissime violazioni dei diritti umani nei conflitti, primo tra tutti il genocidio del popolo palestinese per mano d’Israele, ma anche in Ucraina, Myanmar, Sudan ed Etiopia. Si denuncia una regressione della democrazia generale, il fallimento del sistema di diritto internazionale, l’uso di spyware e sorveglianza di massa in tutto il mondo, anche negli stati dell’Unione Europea, con le lobby BigTech che si oppongono strenuamente anche alla più minima e basilare regolamentazione, e infine giunge all’inazione dei governi che, non ascoltando le voci che dal basso chiedono per proteggere i diritti umani, usano il loro potere per dividere e mettere l’uno contro l’altro i cittadini del mondo.
E senza dover aspettare il rapporto del prossimo anno, possiamo scorrere il feed delle notizie e prevedere che difficilmente avrà miglioramenti:
12.12.2024: “Centrato un mercato pieno di persone: ennesimo crimine di guerra in Sudan”
12.12.2024: “Libano: i raid aerei israeliani siano indagati crimini di guerra”
11.12.2024: “La Fifa assegna i mondiali 2034 all’Arabia Saudita: “Gravi rischi per i diritti umani”
11.12.2024: “Iran: “La nuova legge sul velo obbligatorio rafforza l’oppressione contro donne e ragazze”
5.12.2024: “Israele sta commettendo genocidio contro la popolazione palestinese a Gaza”
28.11.2024: “Manifestazione del 5 ottobre a Roma: gravi violazioni dei diritti umani”
26.11.2024: “Cop29: l’obiettivo di finanziamento peggiorerà le ineguaglianze e violerà i diritti umani”
Anche altre fonti internazionali come il CIR (Centre for Information Resilience) e Bellingcat fanno del loro lavoro un costante allarme verso le gravi e numerose violazioni dei diritti umani sempre più numerose nel mondo. Un lavoro certosino di documentazione e ricerca, che però viene accolto con disarmante silenzio.
Tutto ciò per dire che, non si può smettere di fare ricerca e denunciare tutte queste atrocità, bisogna anzi continuare ed alzare sempre di più la voce, ma le organizzazioni internazionali e i governi dovrebbero tornare ad ascoltare. Per un futuro paradossalmente passato, in cui si scrivevano parole meravigliose, che permetteva di guardare al futuro con speranza e curiosità. Perché ricordiamoci sempre che:
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”
Art.1 Dichiarazione Universale dei Diritti Umani