“Esistono tre modi efficaci di educare: con la paura,
con l’ambizione e con l’amore. Noi rinunciamo ai primi due.”
Rudolf Steiner
Non esiste un solo modo di fare scuola. Guardandomi intorno vedo molti studenti che soffrono, eppure nel corso della storia tante menti brillanti si sono dedicate alla pedagogia e all'insegnamento nel tentativo di educare meglio. Tra questi maestri, è secondo me degno di essere conosciuto Rudolf Steiner, un pedagogo tedesco che cercò di creare una nuova scuola, aperta a tutte le classi sociali, in cui l'individuo potesse formarsi e crescere libero.
Per la pedagogia steineriana (detta anche Waldorf), l'obiettivo è crescere degli individui liberi ma responsabili: non bisogna né abbandonare il bambino a se stesso né forzarlo a percorrere un sentiero prestabilito, bensì mostrargli quante più strade possibili lasciandogli la scelta di quale percorrere.
Questo avviene con un'educazione basata sull'esperienza diretta e la curiosità, che preferisce evitare aride nozioni e ore passate sui libri. Per esempio, nelle materie scientifiche (come fisica o chimica) invece di spiegare le varie leggi e nozioni, l'insegnante cerca di farle ricavare dagli studenti mediante esperimenti fatti in classe, in modo che la comprensione del fenomeno avvenga sempre dopo la sua osservazione.
Un altro modo di allenare le capacità creative del ragazzo avviene invece con l'arte. Mentre nel tradizionale percorso di studi l'arte ha un ruolo marginale, nelle scuole Waldorf vengono dedicate molte ore a pittura, scultura, cucito, teatro, musica o altre attività simili, facendo lavori via via più complicati nel corso degli anni (a 7 anni per esempio si realizzano porta-flauto a maglia, mentre a 17 anni si rilega un libro o si scolpisce il marmo). Steiner riteneva infatti che le scuole dovessero far crescere l'alunno anche da un punto di vista artistico, e mostrargli quanto potesse fare con le sue stesse mani.
Il rapporto tra studenti e docenti poi, è molto particolare. Specialmente nei primi anni, i ragazzi hanno principalmente a che fare con il “maestro di classe”: questi prende una classe in prima elementare e la porta avanti fino alla “dodicesima” (la nostra quarta liceo), lasciando via via spazio agli specifici maestri di materia col proseguire degli studi. Naturalmente già alle medie il maestro di classe insegna solo ciò su cui è abbastanza preparato, ma rimane pur sempre una figura di riferimento centrale: organizza le gite, coordina i suoi collaboratori, lavora alle recite ed è in stretto contatto con i genitori. I ragazzi quindi rimangono molto attaccati al loro maestro di classe, ma anche questi si lascia profondamente influenzare da loro: in questa filosofia, sono prima i bambini che insegnano qualcosa al maestro. Non si deve credere però che i maestri siano amiconi dei loro studenti: devono comunque rimanere al loro posto, sebbene senza chiudersi in una fortezza di autorità (non sono tanto distanti da quello che potrebbe essere un “terzo genitore”).
I maestri hanno anche il duro compito di motivare gli studenti. Mentre nelle nostre scuole ciò che sprona a studiare è quasi solo il voto (il programma è scandito da verifiche e interrogazioni, siamo premiati per una media alta e se il voto è insufficiente veniamo puniti con altre prove di recupero), la pedagogia Waldorf guarda con diffidenza questi strumenti.
Verifiche e interrogazioni sono quasi assenti: vengono introdotte solo nelle classi più grandi così da abituare i ragazzi alla scuola successiva, ma sempre mantenendo un ruolo marginale; infatti non ci sono voti e non c’è un registro. Per accertarsi che gli alunni non rimangano indietro quindi, i maestri li seguono molto da vicino (piuttosto che aspettare un compito insufficiente per intervenire). Questo approccio è aiutato da un modo diverso di affrontare il programma nel corso dell’anno: in periodi di 3 o 4 settimane chiamati “epoche”, le prime due ore vengono dedicate alla stessa materia. Ciò aiuta soprattutto gli studenti in difficoltà con quella disciplina, che possono dedicarcisi senza essere appesantiti dal resto del programma, ma permette anche a chi è già interessato di approfondirla e di godersela con tranquillità. L’immersione è anche favorita da un’assenza quasi totale di libri scolastici: ogni alunno lavora al suo quaderno per ogni materia, creando così il suo personale compendio di quella disciplina, mentre i maestri forniscono del materiale scritto che è stato raccolto (o creato) da loro appositamente per quella classe. Nonostante distribuzione di orari diversi, attività extra, assenza di libri e metodi molto differenti, i ragazzi seguono comunque il "programma" scolastico, perciò non si deve pensare che questi studenti non siano al pari delle altre scuole sotto questo punto di vista. Infatti tra quelli che lasciano le scuole Waldorf alle medie, quasi nessuno riscontra difficoltà a stare al passo con il programma delle scuole pubbliche superiori, forse sono anzi più avvantaggiati in certi ambiti per via del loro approccio più propositivo e la loro capacità espressiva.
Tra le varie pedagogie alternative che ho incontrato, questa è quella che più mi sta a cuore. Restituire vita al sapere, accogliere i ragazzi e mostrar loro il bello del mondo; sono convinto che una migliore educazione migliorerebbe la nostra società.
In tutte le cose, per quanto a primo impatto antipatiche, ci deve essere qualcosa che ci può affascinare: una buona educazione deve mostrarcelo.
10/07/2024