Tra il 1892 e il 1894 il pittore francese Oscar-Claude Monet dipinse ben cinquanta volte lo stesso soggetto: la Cattedrale di Rouen. Scelta curiosa e assai insolita considerato l’amore dell’artista per la rappresentazione dei paesaggi naturali. Probabilmente questa sua insolita decisione fu presa a seguito di una forma acuta di reumatismi che gli resero difficile lavorare all’aperto, a causa di ciò optò per raffigurare un monumento che poteva tranquillamente osservare da una finestra rimanendo al chiuso. L’artista si impegnò a raffigurare ripetutamente sempre la facciata frontale della chiesa, riportando su tela in maniera semplificata le sue intricate forme, e a utilizzare per quasi tutti i dipinti uno stesso punto di vista obliquo. Monet dipinse queste Cattedrali osservandole da vari luoghi; prima dal suo appartamento in piazza, poi dal cortile d’Albane e persino dal camerino di un ex negozio di lingerie. Pur presentando sempre il medesimo soggetto, queste cattedrali sono spiccatamente diverse tra loro; il pittore francese ha infatti deciso di mostrarcele al variare del tempo, del clima e delle condizioni atmosferiche. Questa ripetizione quasi ossessiva dello stesso soggetto ha consentito all’artista di studiare attentamente il monumento e di rielaborarlo continuamente nelle sue tele.
Monet stesso spiegò che all’inizio aveva programmato di dipingere la Cattedrale solamente due volte: una illuminata da un sole splendente, un’altra durante una giornata nuvolosa. Notò, poi, che il cambiamento della luce era costante e così decise di registrare sulle sue tele tutte le espressioni che la Cattedrale di Rouen assumeva ogni qualvolta la luce cambiasse.
Monet non era interessato alla complessa architettura del monumento gotico, il suo scopo non era infatti quello di riuscire a riprodurre fedelmente la chiesa. Il pittore desiderava cogliere i mutamenti della luce e imprimerli per sempre su una tela in modo tale da farli sopravvivere attraverso i secoli. Il suo interesse era unicamente rivolto verso lo studio delle varie problematiche relative all’utilizzo del colore e delle ombre. Monet fece particolare attenzione alle sfumature e alle zone di penombra che solcavano la cattedrale come rughe su un viso. “Il colore è la mia ossessione quotidiana, la gioia e il tormento”, queste sono le parole del pittore. Il colore non è più unicamente un mezzo per riportare la realtà su tela, esso diventa il vero protagonista dei dipinti. È proprio grazie a lui che l’artista riesce a catturare i mille volti della luce. Nella Cattedrale di Rouen in pieno sole vediamo come la qualità della pittura e del colore utilizzata da Monet arrivi quasi a dissolvere completamente la solida durezza della pietra in una specie di foschia luminosa. Notiamo così come il suo magistrale uso del colore assuma un ruolo fondamentale permettendoci di percepire le variazioni climatiche, le ore del giorno e tutto ciò solo grazie ad un sublime lavoro di parti in luce e in ombra.
Ma quanto è importante la luce? Quanto cambia il nostro modo di vedere le cose? La luce è tutto, così come il colore. Ci consente di vedere le cose da un’altra prospettiva; cambia il nostro volto, il colore dei nostri occhi e le forme delle città. Questi due elementi sono di straordinaria importanza nelle nostre vite, anche se spesso non ce ne rendiamo davvero conto. Ogni cosa, ogni persona, ogni creatura esistente su questo pianeta muta a seconda del colore e della luce che la colpisce, che la illumina. Monet ha voluto registrare proprio questo: lo straordinario valore della luce e del colore, elementi che hanno il potere di cambiare ogni cosa e che riescono ad arrivare direttamente al nostro cuore.
22/05/2024