<<Io penso che scandalizzare sia un diritto, essere scandalizzati un piacere e chi rifiuta il piacere di essere scandalizzato è un moralista, il cosiddetto moralista. >> dichiarava Pasolini nel 1975. Un’azione così delicata e potente non è solo un diritto, ma un privilegio, una responsabilità: in quanto tale, non va forse maneggiata con cura, utilizzata con scopo e coscienza? Un susseguirsi di scene disturbanti, una ambientazione gore, delle tematiche scioccanti, bastano per chi le utilizza, a ritenersi maestri di questa arte? Human Centipede (2009) di Tom Six, una pellicola irrilevante a livello registico e attoriale, è diventata nota tuttavia per le scene cruente. I protagonisti del film saranno vittime delle manie fantasiose di un medico folle che sogna da sempre di creare un millepiedi umano. Tom Six decide che un solo film non è abbastanza: crea infatti una trilogia, dove la trama ed il contenuto persistono, con qualche variazione per gli affezionati, ma il fulcro dei film non varia: essi si reggono in piedi solo per chi trova piacere nel vedere il gore. Come lui a cercare il disturbo nell’orrido c’è Spasojevic, che parla del suo A Serbian Film, (2010) come di una metafora per narrare le molestie che il paese riceve dal governo serbo. La pellicola, che è forse una della più censurate dell’ultimo decennio, racconta di una ex porno star che per una grossa cifra di denaro si convince ad accettare un ultimo lavoro, non sapendo però nulla della trama. Il protagonista verrà così trascinato in un turbine di violenze e orrori indicibili. A Serbian Film è una pellicola dura, esplicita, scandalosa e disturbante e sebbene il regista parli di allegoria, quest’ultima scompare dietro alle folli e disumane fantasie che Spasojevic sembra voler soddisfare. Pasolini parlò del diritto di scandalizzare in occasione dell’uscita di Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975). L’ultima opera di Pasolini fu lo Scandalo, di cui ne venne subito percepito l’immenso valore simbolico. L’allegoria è chiarissima: siamo ai tempi della repubblica di Salò e i Quattro Signori, un Duca, un Monsignore, un Vescovo ed un Giudice, saranno i seviziatori, aiutati da 4 ex prostitute, dei ragazzi e delle ragazze rinchiusi nella Villa per 120 giorni. La maestria del regista sta nello scandalizzare con uno scopo: Pasolini mostra il potere, quello fascista, quello borghese, che si impone, in questo caso sulla gioventù indifesa, ai soli fini del piacere. Lo stesso filone di denuncia storica si manifesta in una grandiosa pellicola del 1985 di Klimov. Come and see è un film che non necessita di quelle immagini di una violenza esplicita, brutale, scioccante: sono gli sguardi degli attori, l’ambientazione, il non detto e non visto che disturba lo spettatore. La pellicola è capace di raccontare la brutalità dell’invasione nazista in Russia tramite gli sguardi distrutti dal dolore e dalle violenze dei protagonisti, attraverso la follia prima idilliaca, come ricerca di evasione dal dramma della guerra, poi seguita da pianti disperati e da una maschera dell’attore protagonista sempre più grottesca e inquietante. Klimov disturba perchè racconta la verità nuda e cruda. Ma disturbare è un’azione spesso associata anche Lars von Trier, che non si tira indietro a farlo anche con il suo Antichrist (2009). Una pellicola dal forte valore simbolico, prende delle componenti quasi bibliche, apocalittiche, raccontando la storia di due coniugi che dopo la perdita del figlio, si rifugiano nella loro casa nei boschi, Eden, sperando di sistemare il loro matrimonio e di curare il dolore immenso per il lutto appena subito; la casa è la stessa nella quale la moglie ha scritto la sua tesi di laurea sulla persecuzione delle streghe nel medioevo e presto tutto arriva a prendere una piega sempre più oscura. Sorge spontaneo chiedersi chi sia l’anticristo per il regista e la domanda avrà una risposta entro la fine della pellicola. Lars von Trier non teme l’uso di scene raccapriccianti, ma in questa caso, sono quest’ultime a dare valore allegorico all’opera, ad impregnarla di sensazioni che scandalizzano, disturbano... per un motivo tuttavia: una riflessione, una provocazione. Dopo essere rimasta inutilmente disturbata dalla visione della trilogia di The Human Centipede, mi sono chiesta spesso quale sia il vero valore dello scandalizzare, quello di cui parlava proprio Pasolini. L’azione disturbante non può dunque essere fine a se stessa. Troppo potente, essa diventa una responsabilità del regista che ne fa uso: suo diritto e suo dovere è quello di disturbare con causa. La meraviglia dell’essere disturbati sta nel trarne il valore allegorico o nel comprendere il fine del regista, che ci provoca una ferita, per imparare da essa, fino a coglierne il piacere.
04/01/2024