Candidato a Miglior film straniero agli Oscar 2025, Vermiglio, diretto da Maura Delpero è una storia tutta Italiana ambientata tra il 1944 e il 1945 in un piccolo villaggio del Trentino Alto Adige. I protagonisti fanno parte della classe operaia, poveri ma con una famiglia numerosa da mantenere e incuriositi dall’arrivo di un soldato siciliano, un disertore che romperà gli equilibri monotoni del villaggio. I ritmi del film sono calmi e lenti, proprio come la natura che fa da sfondo a questo racconto che sembra quasi una favola: assistiamo a situazioni e riti comuni come le domeniche in chiesa, le feste paesane e i pasti frugali consumati tutti insieme. Tutti i dialoghi sono dolci e a bassa voce, quasi sussurrati e rigorosamente in dialetto, poiché nei piccoli villaggi con bassi livelli di istruzione l’italiano era ancora percepito come una lingua fantastica e sconosciuta. Al centro del racconto c’è una famiglia dominata da Cesare, pater familias e maestro di scuola che impera austero e severo, ma non in modo tirannico, facendo entrare a pieno lo spettatore nei meccanismi psicologici e gerarchici della famiglia Graziadei. Il film non ha una trama precisa ma fa immergere lo spettatore nella quotidianità paesana narrata anche attraverso gli occhi dei bambini che sono i protagonisti ma anche i narratori degli avvenimenti. La loro realtà li ha privati della leggerezza della loro età, rendendoli, per necessità, precocemente adulti. Ricorrente è la scena della sera, quando i bambini si scambiano dubbi, sogni, desideri e aspirazioni condividendo i letti per mancanza di spazio;
Altro tema centrale è la condizione della donna, esplorata in aspetti diversi dalle tre figlie di Cesare: Flavia, la più piccola, è la prescelta dal padre per continuare gli studi e per questo invidiata da Adele, la mezzana, anche lei assetata di sapere ma frenata dalla situazione economica della famiglia e dagli standard paterni sull’eccellenza. Infine Lucia, la più grande, anche lei sfortunata dal punto di vista scolastico, sperimenta amore, attesa e delusione nella piccola realtà isolata di Vermiglio.
Seguendo lo stesso genere abbiamo un’altra pellicola al femminile che potrebbe concorrere come miglior film internazionale: l’amatissimo C’è Ancora Domani di Paola Cortellesi, uscito nelle sale Americane nel 2024 e quindi possibile candidato per gli Oscar 2025. Altra pellicola che racconta l’Italia del dopoguerra insieme alle sue speranze per il futuro, la voglia di riscatto, ma anche alla povertà e miseria della classe popolare. Qui il tema centrale è l’emancipazione (sia domestica che politica) della donna, contemporaneamente al referendum monarchia/repubblica del 1946. Girata in bianco e nero, mescola la tradizione cinematografica italiana con spezzoni comici appartenenti alla contemporaneità, come la musica pop o le botte subite dal marito che diventano un balletto. La commedia (non presente in Vermiglio) si mescola ad evidenti ispirazioni neorealiste, riproponendo il genere nato proprio nel secondo dopoguerra che espone sul grande schermo la situazione economica e morale della seconda metà degli anni ‘40.
La caratteristica principale del genere è la scelta degli attori non professionisti per recitare le parti secondarie o anche quelle primarie, con lunghe scene all’aperto che servissero anche a mostrare la devastazione bellica. Film come Ladri di Biciclette e Sciuscià (Vittorio De Sica) sono diventati pilastri del cinema italiano solamente grazie alla semplicità delle tecniche di regia ma anche delle storie raccontate: un’Italia pervasa dal desiderio di ricominciare ma incatenata dai ricordi del passato.
I due titoli che parteciperanno agli Oscar hanno già ottenuto molti premi e acclamazioni dalla critica, quindi meritano sicuramente la visione; il cinema Italiano è pieno di nuovi talenti e pellicole interessanti da scoprire, quindi non ci resta che aspettare la notte degli Oscar per sapere se riusciremo a riaffermarci sul panorama cinematografico mondiale.