‘’Un viaggio tra sogni, amore e arte – Perché il capolavoro di Damien Chazelle è già una colonna portante del cinema del XXI secolo.”
Quando l’uomo disegnava nelle caverne, l’attenzione era rivolta solo al messaggio: "Attenti ai lupi!", "Il fiume è qui". Solo in seguito l’umanità ha imparato a riconoscere e apprezzare l’arte per le sue qualità tecniche. Questo è ciò che ha permesso ad artisti come Da Vinci, Caravaggio e Van Gogh di emergere dal mare di altri talenti. Il gusto dell’uomo, quindi, oscilla costantemente tra oggettività e soggettività, in una continua tensione tra critica e pubblico.
Nel cinema, solo pochi film riescono a conquistare entrambi questi mondi, entrando a far parte della ristretta cerchia dei classici. Casablanca (1942), La Dolce Vita (1960) e Pulp Fiction (1994) sono capisaldi del cinema, punti di riferimento che condividono elementi comuni: l’ammirazione della critica, la capacità di resistere al passare del tempo, e soprattutto il fatto di restare indelebili nella mente degli spettatori.
Per capire se un film recente come La La Land possa aspirare a entrare in questo prestigioso gruppo, possiamo partire dal suo titolo: un gioco di parole che unisce la nota musicale "LA" e la città dei sogni, Los Angeles. Infatti i protagonisti, Sebastian (Ryan Gosling) e Mia (Emma Stone), sono due aspiranti artisti nel mondo della musica e del cinema. Sarà proprio questo desiderio di realizzazione personale a mettere alla prova la loro storia d'amore.
Il film, diretto da Damien Chazelle e uscito nel 2016, ha raccolto numerosi riconoscimenti: sei Oscar, sette Golden Globe e cinque British Academy Film Awards. La critica ha elogiato La La Land come un tributo ai sogni del passato, una celebrazione dell’arte in tutta la sua bellezza. Un importante critico ha scritto: “La La Land vuole ricordarci quanto siano belli i sogni semi-dimenticati dei tempi andati, quei sogni fatti solo di facce, musica e movimento. Ha la testa tra le nuvole, e per poco più di due ore, porta il pubblico lassù con lui”. Inutile dire che la sua dichiarazione fu lungimirante: il film incassò 446 milioni di dollari a fronte di un budget di soli 30 milioni.
Un aspetto particolarmente interessante del film è stato oggetto di studio: la cosiddetta "teoria del colore". Il regista Chazelle e il direttore della fotografia Linus Sandgren utilizzano in modo dominante il blu, il rosso e il viola, ciascuno con un significato preciso. Il blu richiama la vecchia Hollywood e simboleggia i sogni e la creatività degli artisti. Il rosso, solitamente legato alla passione, diventa qui un elemento antagonista, emergendo nei momenti in cui Sebastian e Mia si scontrano con le dicoltà della vita. Il viola, la fusione dei due colori, rappresenta l’amore e si manifesta nei momenti chiave della loro relazione: dall’incontro e il primo bacio, passando per il loro litigio, fino alla riconciliazione finale.