Recensione di Babygirl
Aurora Sirtori
Aurora Sirtori
Babygirl, l’ultimo film di Halina Reijn, sembra avere una trama molto semplice, banale, quasi da storiella wattpad. Ma sarebbe scorretto liquidarlo in questa maniera.
La verità è che quella che pare una storia come tante altre in realtà tratta temi rilevanti e lo fa in chiave del tutto nuova.
Babygirl è portatore di una visione specifica sul potere, sulla sessualità e sul desiderio. Ma procediamo per gradi e concentriamoci su ciascun punto.
Romy, la protagonista, è amministratrice delegata di un’influente azienda, è una donna di successo ed è estremamente rispettata sul posto di lavoro. Alla sua figura si contrappone quella di Samuel, stagista in cerca di un mentore all’interno dell’azienda.
Dal punto di vista lavorativo è evidente la posizione di potere della prima nei confronti del ragazzo.
La vicenda si complica nel momento in cui questi ruoli vengono invertiti. Infatti, Samuel comprende presto la mancata soddisfazione dei desideri sessuali di Romy e ne approfitta, mostrandosi disposto a realizzare tutte le sue fantasie.
Ed ecco che a letto, Samuel ha il potere, ha Romy alla sua mercé e la capacità di farle fare tutto ciò che desidera.
In poco tempo una donna, matura, di grande successo viene piegata da un giovane ragazzo, che dovrebbe invidiarle tutto, a partire dalla posizione che ricopre.
Romy vive terribilmente la sfera sessuale fino all’entrata in scena di Samuel.
Dopo anni di matrimonio e due figlie, ammette di non aver mai avuto un orgasmo con suo marito. Tanto è vero che nella seconda scena, a pochi secondi dall’inizio, la vediamo darsi piacere da sola subito dopo un rapporto con il compagno.
A darle tormento sono anche le sue fantasie sessuali, che non le danno pace, diverse volte le si presentano e via via si sente sempre più sbagliata, malata.
Infine, possiamo aprire una riflessione più generale sulle voglie che spesso ci attanagliano. Come mostrato in Babygirl respingerle è controproducente.
Talvolta è meglio assecondare i nostri desideri per evitare che si presentino più forti e insistenti in futuro, senza la possibilità di controllarli, con effetti distruttivi all’interno della nostra vita.
Per quanto questi possano essere imbarazzanti, gli autori del film vogliono spingerci ad esternali, a comunicare.
Tirando le somme, Babygirl vuole lasciare il segno sui suoi spettatori e ci riesce a pieno, toccando la loro sensibilità. Guardandolo vi capiterà di provare vergogna, di sentirvi in ridicolo o addirittura di provare pena per la protagonista. Vi sentirete i diretti interessati degli eventi.
Babygirl è un film complesso, che spazia con le sue tematiche, che sconvolge, stranisce; insomma è un po’ fuori dalle righe. O lo si ama o lo si odia.