Se si pensa a fuorilegge, a duelli e in generale, al selvaggio west in ambito cinematografico, non si può non nominare quello che forse ne è nel tempo divenuto il padre assoluto: il regista romano Sergio Leone. Cimentandosi più volte nel genere ed ispirandosi a principi cari ad Akira Kurosawa come la giustizia, la moralità, la concezione del paesaggio come elemento narrativo e, soprattutto, la crescente tensione prima e durante gli epici duelli, Leone arriva a partorire quello che, ad oggi, è considerabile il western più iconico di tutti i tempi: "Il buono, il brutto e il cattivo". Nonostante tale opera preceda l'altrettanto acclamato "C'era una volta il west", riesce a distinguersi per le immortali performance di Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef (rispettivamente il buono, il brutto e il cattivo) ma anche, e forse soprattutto, per la magistrale colonna sonora del maestro Ennio Morricone. L’eccezionale compositore, anch'egli romano, riesce con la sua "The Ecstasy of Gold" ad esaltare la scena della disperata ricerca del bottino di uno dei tre protagonisti, quasi quanto l'epico duello a tre che precede. Ciò che meglio rappresenta la spina dorsale del film è sicuramente il rifiuto da parte del regista di usare il classico schema narrativo del "viaggio dell'eroe": qui Clint Eastwood non impara, non perde mai lo stoicismo e l'egoismo che lo contraddistinguono ed esce immutato da una devastante guerra civile che, anzi, preferirà in parte indirizzare e modellare attraverso le sue imprese. Proprio raccontando la guerra civile Leone si dimostra cinico e, per quanto possibile, realista, evitando di idealizzare un fatto storico drammatico e anzi marcando la mancanza di generosità e di umanità di coloro che vi hanno preso parte, riuscendo così ad innalzare un racconto come tanti del selvaggio west, ad una vera e propria fotografia della spietatezza del conflitto che fa da cornice più che cruda alla storia principale.
L'importanza e la solennità del film sono date poi dall'analisi che lo stesso offre di temi come la morte, la redenzione e il tradimento: ogni personaggio ha e dimostra convinzioni ferree alla base di ogni suo comportamento, che spesso lo spingono ad infrangere quelle regole non scritte e quella morale caratteristiche di un periodo storico contraddistinto in gran parte dall'anarchia assoluta; le ideologie di ogni uomo e donna di cui si narra, si intrecciano inevitabilmente tra loro, portando ad una serie di scontri non sempre corretti e spesso conditi da uno straordinario uso della violenza da parte del regista, capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo e di renderlo sostenitore del personaggio in cui più si ritrova.
Definito ormai come punta di diamante della trilogia del dollaro e scelto come fonte d'ispirazione da numerosissimi registi quali Quentin Tarantino, Sergio Corbucci e George Lucas, "Il buono, il brutto e il cattivo" rappresenta, ad oggi, la migliore definizione di western della storia del cinema.