E’ il 1940, in piena seconda guerra mondiale, e nelle sale esce il primo film sonoro di un’icona mondiale, tale Sir Charles Spencer Chaplin, per gli amici solo Charlie. “The Great Dictator” (Il Grande Dittatore). Questo film non solo rappresentò un atto di coraggio artistico, ma anche un potente appello per la libertà e la dignità umana.
"Il Grande Dittatore" è una commedia satirica che narra la storia di due personaggi: il dittatore del fittizio paese di Tomania, Adenoid Hynkel, e un semplice ebreo barbiere. Hynkel, un chiaro riferimento a Hitler, è un despota folle ossessionato dalla conquista del mondo. Nel frattempo, il barbiere ebreo, che ha servito come soldato durante la Prima Guerra Mondiale, si ritrova coinvolto in una serie di eventi che lo portano a incrociare il cammino del dittatore. Nonostante la somiglianza fisica con Hynkel, il barbiere è l'antitesi morale del dittatore, rappresentando i valori dell'umanità, della gentilezza e della compassione.
In questa pellicola, Chaplin utilizza l'umorismo per smascherare l'assurdità e la brutalità dei regimi dittatoriali, mettendo in ridicolo i loro leader e le loro ideologie. La scena in cui Hynkel danza con un mappamondo è diventata un'icona della satira politica, rappresentando la megalomania e la follia dei dittatori.
La produzione di “Il Grande Dittatore” non fu priva di difficoltà. Chaplin finanziò il film con i propri fondi, di fronte al timore che il contenuto potesse essere troppo controverso. Inoltre, la pellicola fu realizzata in un momento in cui gli Stati Uniti non erano ancora entrati in guerra e mantennero una posizione di neutralità, il che rendeva il film ancora più audace e rischioso.
Nonostante le sfide, “Il Grande Dittatore” divenne un successo sia di critica che di pubblico, consolidando la fama di Chaplin come uno dei più grandi artisti del suo tempo. Il film ricevette cinque nomination agli Oscar, inclusi miglior film e miglior attore per Chaplin stesso.
Ciò che rende "Il Grande Dittatore" così potente e rilevante è il suo fervido appello alla libertà e alla dignità umana.
Nella toccante sequenza finale del film, il barbiere ebreo prende la parola in un discorso appassionato che risuona ancora oggi:
«Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi comandano e che vi disprezzano, che vi limitano, uomini che vi dicono cosa dire, cosa fare, cosa pensare e come vivere! Che vi irregimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie! Voi vi consegnate a questa gente senza un'anima! Uomini macchine con macchine al posto del cervello e del cuore.
Ma voi non siete macchine! Voi non siete bestie! Siete uomini! Voi portate l'amore dell'umanità nel cuore. Voi non odiate. Coloro che odiano sono solo quelli che non hanno l'amore altrui. Soldati, non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate che nel Vangelo di Luca è scritto: «Il Regno di Dio è nel cuore dell'Uomo».
Non di un solo uomo, ma nel cuore di tutti gli uomini. Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, il progresso e la felicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare si che la vita sia bella e libera.
Voi che potete fare di questa vita una splendida avventura. Soldati, in nome della democrazia, uniamo queste forze. Uniamoci tutti! Combattiamo tutti per un mondo nuovo, che dia a tutti un lavoro, ai giovani la speranza, ai vecchi la serenità ed alle donne la sicurezza. Promettendovi queste cose degli uomini sono andati al potere. Mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. E non ne daranno conto a nessuno. Forse i dittatori sono liberi perché rendono schiavo il popolo.
Combattiamo per mantenere quelle promesse. Per abbattere i confini e le barriere. Combattiamo per eliminare l'avidità e l'odio. Un mondo ragionevole in cui la scienza ed il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!»
Anche se sono trascorsi più di ottant'anni dalla sua uscita, "Il Grande Dittatore" continua a essere una pietra miliare del cinema e un monito contro i pericoli del totalitarismo e dell'intolleranza. Il film ci ricorda che la lotta per la libertà e la giustizia è un impegno eterno, che richiede il coraggio di alzarsi e difendere ciò in cui crediamo. In un'epoca segnata dal razzismo, dalla xenofobia e dalla crescente polarizzazione politica, le parole di Chaplin risuonano con una forza e una chiarezza straordinarie.
22/05/2024