Uno dei capolavori dello scrittore francese Emile Zola è "L'opera", un romanzo che racconta della vita di Claude Lantier, un'artista insoddisfatto che cerca di realizzare il dipinto perfetto da esporre al Salon del Louvre. L'artista viene accompagnato, nel dramma dell’impossibilità di dare vita alla propria creatività, dalla sua amata Christine, musa ispiratrice del suo capolavoro. Ritengo però che sia necessario concentrarsi sulla figura di Christine, un personaggio a cui si dà voce solo nel capitolo 9 del libro. È una donna forte, che ha abbandonato tutto per andare a vivere in campagna con colui che la prima volta che si sono incontrati la ha spinta a posare nuda per la sua grande opera, che finirà nel Salon des Refuses. Una donna dolce e gentile, anche lei appassionata d'arte, interesse ereditato da sua madre. Una donna disponibile, che farebbe di tutto per aiutare suo marito, nonostante la mortificazione che prova quando si mette a nudo. L'amore tra Christine e Claude è felice, prospero, si potrebbe pensare che abbia un lieto fine, ma man mano che si avanza nella lettura dei capitoli, si incomincia a deteriorare il loro amore giovanile. I due si trasferiscono in campagna e hanno un figlio, Jacques, un bambino con la testa troppo grande e ritenuto “stupido”, e ogni volta che Claude cerca di lavorare e viene interrotto dai suoi pianti Christine interviene sgridandolo "Lascia lavorare tuo padre". Claude viene in continuazione rifiutato dai musei, si ritrova in gravi condizioni economiche, diventa una persona violenta, fredda. Christine diventa gelosa di quell'opera, l'opera a cui ha donato il suo corpo nudo. Ormai non è più giovane, non ha più il corpo di una volta, il suo corpo non è più longilineo e il suo volto è coperto da rughe, e Claude continua a ricordarglielo ogni volta che posa, sminuendola. Incomincia a rendersi conto che Claude non è innamorato di lei, ma della sua figura idealizzata, della lei nel dipinto, preferisce la sua copia, ormai il marito la tradisce con la sua creazione. “Ah come avrebbe voluto riprenderlo a quella pittura che glielo aveva portato via!”. Christine rivorrebbe suo marito per sè, lo rivorrebbe accanto nel suo letto, fa di tutto, si spoglia in continuazione per fargli da modella, ma non funziona. La stanza è gelida, e così anche il rapporto tra i due “innamorati”. ”Quel corpo, ovunque ricoperto dai suoi baci innamorati, ora non lo guardava più, non lo adorava più se non come artista”. Ormai quel suo ritratto Christine lo considera una “concubina”, colei che le ha portato via il suo amato Claude, ma nonostante ciò non è arrabbiata con il marito. Le cose si complicano con la morte del figlio, a cui non è mai stato dato amore, che verrà dipinto dal padre ed esposto al museo, e criticato. Christine ritrova l’artista insieme all’altra donna, quella del quadro, e imponendosi, usando finalmente la sua voce, riesce a riprenderselo, a farlo rifugiare nelle sue braccia e a convincerlo a passare una notte di fuoco. È convinta di avercela fatta, di riavere suo marito, ma la mattina seguente, Claude non è più nel letto, ma impiccato sulla grande scala, davanti alla sua opera. “Lei ti ha ripreso, lei ti ha ucciso”, dice soffocata dalle lacrime. In conclusione, la figura di Christine può essere considerata il cuore della vicenda, una donna che ha donato così tanto amore, ma che in cambio non ha mai ricevuto nulla. Lei ha ispirato l’artista, ma non è stata lei ad ucciderlo, ma il desiderio di creare qualcosa di perfetto, e ciò è impossibile da realizzare, e questo Christine lo aveva capito da tempo.