Nato a Roma nel 1947, il Premio Strega è il più celebre premio letterario italiano. Ogni anno da ormai settantasette anni una giuria composta da quattrocento persone fra uomini e donne elegge quello che viene considerato il “miglior libro” degli ultimi dodici mesi. Nella lista dei vincitori, sin dal 1947, spiccano grandi nomi come quello di Pavese, Moravia, Morante e molti altri ancora.
Se molti di voi in questo momento state pensando che il Premio Strega non lo avete nemmeno mai sentito nominare, non temete, non verrete classificati come ignoranti. Infatti col passare degli anni la popolarità di questo premio che un tempo veniva considerato prestigioso è andata scemando, sempre meno persone se ne interessano, sempre meno lettori si recano in libreria per acquistare il “libro Premio Strega dell’anno”, che ormai si riconosce solo grazie alla fascetta gialla sulla copertina. Ma a cosa è dovuto questo calo di curiosità nei confronti di una così iconica istituzione? Forse nella società di oggi ci siamo un po’ stufati dei premi, delle classifiche, della nomina del “top del top”. Nessun cinefilo che si rispetti si affiderebbe più agli Oscar o ai Golden Globes per decretare il film più meritevole dell’anno, poiché premiazioni del genere risultano in qualche modo corrotte ed estremamente prevedibili, facendo vincere film che di originale non hanno proprio nulla e che ripropongono sempre la stessa polverosa struttura. Il Premio Strega non è la solita “americanata”, ma è innegabile che il mondo della premiazione è un mondo in crisi, probabilmente perché le persone hanno i loro preferiti, i loro piccoli premi personali e vogliono che vengano rispettati. Nel 2024 il Premio Strega è stato assegnato a “L’età fragile” di Donatella Di Pietrantonio, scrittrice abruzzese già conosciuta perchè autrice dei romanzi “L’Arminuta” (2017) e “Borgo Sud” (2020).
“L’età fragile” è la storia del rapporto conflittuale tra una madre e sua figlia Amanda, una ragazza che dalle alte montagne dell’Appennino sbarca a Milano per studiare e per sfuggire dalle grinfie del suo piccolo paesino di nascita. Con l’avvento del Covid, tuttavia, Amanda deve tornare a casa e confrontarsi con la realtà del suo complicato legame con la madre, protagonista e narratrice del romanzo. Una storia tutta al femminile che si intreccia con il tragico racconto di un fatto di cronaca nera realmente accaduto, spesso ricordato come il “delitto del Morrone”. Un romanzo che descrive la difficoltà di essere donna, non solo rispetto alla disparità sociale nella vita privata e nell’ ambito lavorativo, ma rispetto alla violenza fisica, alla paura di incontrare la persona sbagliata nel momento e nel luogo sbagliato, al disagio dell’essere il continuo oggetto del desiderio sessuale di uomini che di umano hanno molto poco.