Nicole Della Santina
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La morte ci prenderà di giugno
che si fa vespro e ci si illude di fresco
si respirerà meglio e a polmoni pieni
di soppiatto scivolerà tra noi
mi prenderà per mano, sostituirà la tua
un’ombra scura mi accecherà gli occhi
non avrò paura, riconoscerò il tuo odore
un profumo di talco leggero che mi porterà indietro
fingerò di non capire, stordita chiuderò gli occhi
dovrò dirti addio, una prima volta che varrà ultima
.
Se il sole asciuga ogni lacrima di sale
sul mio corpo ormai bruno
e secca la volontà e certe beltà,
passa la smania di vivere appieno
e nell’ardore di mezzogiorno mi abbandono
ad un saluto ben più lieto
ma so è che tenera è la notte
e umida, fresca e profumata di muschio
accorrerà ad allietarmi,
con mani premurose e gelide
e sulle mie tempie porrà due baci
e attorno al collo madido
mi avvolgerà una brezza,
io so che tenera è questa notte
e così le sue sorelle
e che al calar del sole rivedremo sempre,
sempre le stesse stelle.
.
Vorrei essere una di grandi parole,
di calma e di sale,
una statua ferma, immobile a tutto
vorrei che i gatti riposassero tra le mie gambe
e che le stagioni non mi sciupassero così
ma solo dopo lungo tempo
ferma in una piazza sotto il sole,
con un’armatura e a cavallo
osservare i bambini giocare e le tate loro
i vecchi seduti e i piccioni a terra
e sono invece collerica e avventata
le stagioni mi distraggono e i gatti mi evitano
nessuno riposa con me dopo la rabbia.
.
capisco ora
perché i soldati abbandonano
armi ed armatura
finiscono per uccidere il cavallo
e si allontanano dalle truppe
perché a questa tristezza
a questo sentimento, disgustoso
che non conosce modi
e che mi lacera la bocca
non posso dire nulla,
non so come ribellarmi ad una tale violenza
e non c’è riposo neanche per la mia ombra.
Martina
1.
danzai sui tavoli, in un velo leggero e candido:
accarezzata dalla sinfonia, mi sciolsi sotto il tenero sole.
rimase un cumulo di parole non dette,
sabbia cocente.
ci giocano ora i bimbi
a cui il mare sussurra all’orecchio.
è il verbo morto a risorgere in primavera.
2.
è il corpo nello specchio,
aldilà dell’equilibrista tremante,
ad intercedere nel brutale risveglio.
eccolo, che mi guarda con disprezzo,
sbeffeggiante, mi sfida.
il riposo della quiete, scosso dal suo riso.
mi graffia, mi sputa, mastica ed ingoia,
una danza spasmodica in punta di un filo teso.
posso solo cadere, non volare.
3.
il signore che fuma al bar oggi mi sembrava triste,
lasciava le sigarette a metà.
ma io non osservo, guardo per sbaglio
e tutto mi piove addosso.
come ad esempio il cono gelato a terra in corso vercelli:
sembrava piangere fragole.
le tue lacrime invece sono cristalli:
ecco, la bellezza che mi uccide ancora.
4.
ti invito al viaggio,
in quel paese che ti somiglia tanto.
i colli innevati profumeranno di fiori,
i cieli si bagneranno dello spirito del mare,
l’alito del vento avrà la stessa brezza
dello spirito delle tue parole.
laggiù, regnerà il caos dell’anima tua,
accesa dal fuoco della vita,
non ci permetterà di bruciare,
spenti dalle acque placide
sgorganti, dei tuoi occhi.
ci riposeremo sulle nuvole,
anche la roccia sarà giaciglio su cui stendersi ebbri della tua essenza.
moriremo bruciati dal sole
su un lago di grano,
all’apice della bellezza terrena.
(ispirata da Baudelaire, fiori del male)
04/01/2024