Negli ultimi anni con l'avvento della transizione digitale e dei processi di innovazione tecnologica, scientifica e informatica, il mercato del lavoro ha assunto via via un assetto sempre più esigente verso nuove abilità tecniche e scientifiche: le cosiddette hard skills. Infatti le competenze legate a questi ambiti sono diventate tra le più richieste e remunerate incrementando anche i percorsi di studio per discipline simili. In tale ambito, in Italia, emerge la grave insufficienza di donne, prima ancora che nell’occupazione, nell’interesse recato nei confronti di queste materie considerate maschili dalla società. A sostegno dell’affermazione è efficace osservare dei recenti dati ISTAT: le alunne che scelgono di frequentare un liceo scientifico sono il 19% rispetto al 26% degli alunni, mentre solo il 22% delle ragazze sceglie un istituto tecnico contro il 42% - quasi il doppio - dei ragazzi. Inoltre, tra i laureati, solo il 16,5% delle donne consegue la fine degli studi universitari di facoltà STEM, contro il 37% degli uomini.
Constatando dei dati da una prospettiva lavorativa si evince che, nel mondo del lavoro italiano, il tasso di occupazione femminile sia per l’area “scienze e matematica” che per l’area “informatica, ingegneria e architettura” è inferiore a quello maschile di 10 punti percentuali. Per stimolare l’interesse delle giovani ragazze verso le materie STEM, quest’anno in Italia è stata celebrata la “Settimana STEM”, la prima di tante, a seguito della “Legge 187” promulgata nel 2023.
“La fisica è stata inventata e costruita dagli uomini, l’ingresso non è su invito.
La fisica? Non è donna”. Queste le parole del fisico Alessandro Strumia che non ci lasciano di certo indifferenti.È pressoché evidente che alla base della sua pesante discriminazione si celino stereotipi di genere e convenzioni sociali, compresi gli orientamenti tradizionali all'interno della famiglia, senza inoltre dimenticare gli svantaggi sul luogo di lavoro che sviliscono ancora oggi le donne. Oltre alla retribuzione mediamente più bassa, a parità di impiego, prevale ancora l’idea che la popolazione femminile debba occuparsi della sola attività casalinga e del solo mantenimento dei figli. Questa situazione riduce il loro potere contrattuale sul mercato del lavoro, anche per promozioni interne ed esterne. Oltre a ciò è ancora più spiacevole constatare che questo è solo un esempio tra tanti altri interventi inopportuni che fanno capire che ancora, nel 2024, ci sia da lavorare sulla parità di genere.
Le personalità femminili che si sono distinte nell’ambito scientifico-tecnologico sembrano essere sempre più nascoste di quello che pensiamo, eppure sono le stesse che hanno scoperto la struttura del nostro DNA, la teoria della relatività del tempo e dello spazio e che hanno contribuito ai primi lanci in orbita e alla conquista dello spazio. Rosalind Franklin, Mileva Maric, Katherine Goble Johnson, Mary Jackson e Dorothy Vaughan sono solo alcuni dei grandi nomi della storia, delle hidden figures a tutti gli effetti. Ed è proprio su Katherine, Mary e Dorothy che il regista Theodore Melfi ha voluto porre l’attenzione con il suo film Il diritto di contare che racconta la storia di queste tre donne scienziate che hanno lavorato alla NASA e che hanno collaborato a una delle più grandi operazioni della storia: il lancio in orbita dell'astronauta John Glenn. La loro è una storia di ribellione di fronte all’ingiustizia: ribellione che però non è fatta di violenza, piuttosto di resistenza.
10/07/2024