“Come sarebbe uno Stato unico europeo?”
Il neo-eletto presidente americano Donald Trump minaccia ormai da tempo di imporre nuovi dazi sull’Unione Europea e di uscire dalla NATO, oltre ad interferire politicamente con i singoli paesi europei grazie ai potenti strumenti posseduti da Elon Musk. Questa nuova ostilità americana nei confronti dell’Europa apre le porte a una possibile rottura dell’alleanza atlantica, che fino a poco tempo fa sembrava inestirpabile.
In caso di completo distaccamento dagli USA, per l’Europa ci sono diversi scenari: quello più plausibile vedrebbe l’Unione Europea rimanere esattamente così com’è, cioè un organo di regolamentazione e controllo che lascia la sovranità ai singoli membri pur vincolandoli su alcuni aspetti; uno scenario più drastico potrebbe invece risultare nel disfacimento dell’Unione Europea, con ogni Stato che agisce singolarmente per conto proprio; oppure, in uno scenario più distopico, gli stati membri potrebbero decidere di unirsi in un vero e proprio Stato unico europeo.
Uno Stato unico europeo sembra l’unica soluzione per un’Europa che, a causa della sua burocrazia e frammentazione, è destinata sempre di più a essere irrilevante nel prossimo ordine mondiale, fino a essere schiacciata dallo scontro tra USA e Cina. Perciò c’è la necessità di un cambiamento radicale che possa affermare l’Europa come potenza a sé stante, indipendente dagli USA, e che possa agire secondo i propri interessi.
Ma come sarebbe uno Stato unico europeo?
Entrando nella fantapolitica, uno Stato unico europeo comprenderebbe sicuramente meno membri rispetto all’attuale Unione Europea. Infatti, ad unirsi in un’unica nazione sarebbero solo i paesi più influenti, quindi Francia, Germania, Italia e Spagna, i quali potrebbero aprire le porte anche a paesi come il Belgio, i Paesi Bassi o il Portogallo, tutti paesi che hanno assunto un ruolo centrale nella fondazione dell’UE e che quindi condividono un forte sentimento europeo. Dunque, si passerebbe dai 27 stati membri dell’attuale UE a un massimo di 7 o 8 per il nuovo ipotetico Stato europeo. La riduzione drastica dei membri è necessaria in quanto attualmente l’UE è caratterizzata da paesi molto diversi tra loro e a volte anche in competizione tra loro. In particolare, i paesi dei Balcani e del Mar Baltico, i quali oggi fanno parte dell’Unione Europea, alimenterebbero ulteriormente l’instabilità politica e le differenze culturali già presenti in un’eventuale unione tra Francia, Germania, Italia e Spagna. Infatti, la difficoltà nella realizzazione di uno Stato unico europeo non consiste tanto nell’organizzazione della politica e delle istituzioni quanto nella creazione di un’identità europea, in modo che un tedesco possa accettare che le sue tasse vengano investite in Italia, o che uno spagnolo possa partire a combattere per difendere il territorio francese, e viceversa.
Superate le differenze culturali, l’Europa potrebbe trasformarsi in una sorta di “Stati Uniti d’Europa”, passando da confederazione a federazione, passaggio che consentirebbe comunque alle singole istituzioni locali di mantenere una buona parte del potere. Quindi, prendendo come modello gli Stati Uniti d’America, ci sarebbe un’autorità a livello locale, che agisce nei campi dell’istruzione, della sanità, dell’ordine pubblico e delle infrastrutture; e un’autorità a livello federale che si occuperebbe di difesa, politica estera ed economia. Ma le differenze di lingua, cultura e storia sono ciò che impediscono all’Europa di unirsi in una federazione sul modello statunitense, il quale comprende stati di stessa lingua, stessa cultura e stessa storia, rendendo possibile un’identità americana.
Ma la diversità dei paesi europei potrebbe diventare un fattore positivo se sfruttato adeguatamente. Uno Stato unico europeo, infatti, avrebbe la possibilità di diventare la prima nazione ufficialmente poliglotta, grazie alla realizzazione di un sistema scolastico unico basato sullo studio delle lingue europee, abbattendo la barriera linguistica non con l’istituzione di una singola lingua ufficiale ma bensì istruendo la popolazione a
poter comunicare in più lingue. A questo programma scolastico potrebbe essere aggiunto un servizio di scambio culturale tra paesi, che permetterebbe agli studenti europei di conoscere e approfondire le culture degli altri paesi europei, rafforzando l’unione tra i popoli degli Stati membri.
Oltre all’istruzione, una nuova federazione europea dovrebbe puntare a rafforzare i principi dell’UE, cioè la coesione economica, territoriale e sociale tra i paesi, che da sempre sono identificativi dell’Unione Europea. Per di più, ci sarebbe l’occasione di affermare l’Europa come culla della civiltà, promotrice della democrazia, dei diritti civili e della società aperta, utilizzando questi valori come fondamenti per un’identità europea. Già con la realizzazione stessa di uno Stato unico europeo l’Europa sarebbe pioniera in questo, in quanto si assisterebbe al primo caso di una nazione nata in queste condizioni, senza essere passata per rivoluzioni, guerre o eventi traumatici ma solo per diplomazia e accordi tra Stati.
L’idea degli “Stati Uniti d’Europa” circola già dalla seconda metà del 1800, grazie a figure come Victor Hugo (il quale fu il primo a coniarne il termine stesso), Giuseppe Garibaldi e John Stuart Mill. Ma il concetto di un’Europa unita iniziò a prendere seriamente piede dopo le due tragiche guerre mondiali del ‘900, che grazie a promotori come Winston Churchill e Charles de Gaulle si concretizzò prima nel 1957 con la nascita della Comunità Economica Europea (CEE) e poi, a seguito di numerosi trattati e colloqui, nel 1993 con il Trattato di Maastricht che sanciva la nascita dell’Unione Europea (UE).
In questo senso, potremmo considerarci ancora nel mezzo del processo di unificazione dell’Europa, partito nel 1957 e che dovrebbe finire con la creazione degli Stati Uniti d’Europa. Infatti, la nascita dell’attuale Unione Europea fu preceduta da numerosi trattati che sancivano principalmente intese economiche, fino ad arrivare gradualmente a un’unione territoriale con l’Accordo di Schengen, e ancora poi alla creazione di un Parlamento Europeo, di un Consiglio dell’Unione Europea, una Corte di Giustizia Europea e una Banca Centrale Europea. A questo proposito, i primi passi per uno Stato unico europeo potrebbero essere caratterizzati da diversi accordi tra più paesi, proprio come accadde nel secolo scorso, iniziando con singoli trattati fino ad arrivare a decisioni comuni in politica estera. In questo modo si rafforzerebbe in modo graduale un potere europeo, senza necessariamente istituire un nuovo stato, ma creando nell’immediato un’unione che possa agire come singola entità verso un obiettivo comune. E così come fummo i primi a creare un’unione politica ed economica basata sulla pace e sulla democrazia, potremmo essere i primi a creare una federazione multiculturale e multilingue.