<< Il racconto di tre personalita’ chiave del giornalismo del Novecento attraverso una macchina da scrivere>>
Nel 1950 iniziò ad essere prodotta la “Lettera 22”, il secondo modello di macchina da scrivere portatile della società Olivetti, che venne consacrata nel corso degli anni '50 e '60 come la migliore macchina da scrivere mai realizzata fino a quel momento, tanto da aver vinto numerosi premi di design in Italia e all’estero, oltre ad essere esposta oggi al MoMA di New York.
La chiave di successo della Lettera 22 fu l’accurata progettazione che permise alla macchina di assumere una forma compatta ed essenziale, attraverso provvedimenti come la rimozione di qualsiasi sporgenza o elemento di ingombro, con l’obiettivo di creare una macchina da scrivere che non fosse relegata agli uffici ma che potesse essere utilizzata anche in occasioni straordinarie; l’intento della Olivetti era talmente chiaro che la Lettera 22 veniva venduta accompagnata da una custodia con maniglia, per facilitarne il trasporto.
Una delle dimostrazioni della buona riuscita del progetto della Olivetti è stato il considerevole utilizzo della macchina da parte della maggior parte dei giornalisti e scrittori fino all’avvento dei computer e dei programmi di scrittura; infatti la Lettera 22 può essere considerata un punto in comune tra alcune personalità di cultura della seconda metà del Novecento delle quali vale la pena raccontare la storia e il lavoro.
I giornalisti di guerra furono sicuramente la categoria che giovò maggiormente delle comodità della nuova macchina da scrivere della Olivetti, tra questi Indro Montanelli e Oriana Fallaci, i quali furono spesso fotografati in possesso di una Lettera 22 e che nel corso della loro attività giornalistica documentarono territori colpiti da atroci guerre, spesso accompagnati solo da quella macchina da scrivere, che rappresenta l’unica somiglianza tra queste due personalità molto diverse nelle radici e nelle idee: lui sposa l’ideologia fascista e lavorerà per conto del regime, mentre lei partecipa sin da bambina alla Resistenza Italiana al fianco del padre, col compito di staffetta.
Indro Montanelli iniziò l’attività di giornalista di guerra nel 1935 raccontando la sua esperienza come sottotenente volontario durante la Guerra d’Etiopia, ma i suoi lavori più significativi riguardano la Seconda Guerra Mondiale, infatti Montanelli si recò in qualità di corrispondente su vari fronti di guerra europei assistendo in prima persona ad eventi chiave come l’invasione della Polonia da parte della Germania Nazista e l’invasione dell’Estonia da parte dell’URSS di Stalin, ma documentò anche scenari di guerra minori in Francia, nei Balcani e in Grecia, fino al 1944 quando venne arrestato e fatto prigioniero dai nazi-fascisti a causa di aver rinnegato le idee fasciste e aver tentato di unirsi ad un gruppo clandestino anti-fascista.
Nel corso della sua carriera post Seconda Guerra Mondiale, Montanelli divenne uno dei giornalisti più influenti dell’epoca, scrivendo per svariati anni sul “Corriere della Sera” e fondando “Il Giornale”, che tutt’oggi fa parte dei principali quotidiani italiani.
Oriana Fallaci, 20 anni più giovane di Montanelli, a partire dal 1967 seguì sul campo la Guerra del Vietnam, recandosi sul posto dodici volte nell’arco di sette anni e pubblicando “Niente e così sia”: un saggio scritto sotto forma di diario dove l’autrice riporta sue opinioni e interviste a diversi testimoni, tra cui soldati americani e vietnamiti, assieme ad alcuni pareri di un gruppo di giornalisti francesi presenti in Vietnam. Continuando la sua attività da giornalista sul campo, nel 1968 rimase gravemente ferita da una raffica di mitra delle forze militari messicane, che avevano aperto il fuoco su degli studenti intenti a protestare contro l’occupazione militare di un campus universitario.
Oltre ad essere stata una delle giornaliste italiane più importanti del Novecento, Oriana Fallaci scrisse numerosi libri di successo tra cui dei saggi sull’aborto e sulla condizione della donna in determinate zone del mondo, un reportage su dei programmi spaziali NASA del 1961 e un libro sull’attacco alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001.
Un altro personaggio immortalato svariate volte in possesso di una Lettera 22 è Enzo Biagi, considerato uno dei giornalisti più celebri del XX secolo, che intraprese la strada del giornalismo da giovane, prendendo parte alla Resistenza Italiana e occupandosi di informare i cittadini sul reale andamento della guerra. Nel corso degli anni Cinquanta, Enzo Biagi viene chiamato a lavorare come direttore del settimanale Epoca, fino al suo sbarco in televisione nel 1961 con l’incarico di direttore del primo Telegiornale Rai. Da qui Biagi iniziò a diventare sempre di più uno dei volti più noti dell’epoca, grazie anche alle sue numerose interviste a figure che ricoprivano un ruolo centrale nel dibattito di quegli anni, come ad esempio Giovanni Agnelli, Pier Paolo Pasolini, Tommaso Buscetta e Silvio Berlusconi.