Come si mostra il dolore sui social?
Francesco Faga
Francesco Faga
Tutti abbiamo sentito parlare della notizia del femminicidio di Martina Carbonaro, ragazza di 14 anni originaria di Afragola, uccisa il 26 maggio dall’ex fidanzato, il 19enne Alessio Tucci, che ha confessato alle autorità. La vicenda ha scosso buona parte dell’opinione pubblica, sia per il (sempre più preoccupante) clima di violenza di radice patriarcale, sia perché mai prima d’ora la vittima era così giovane.
Se la notizia in sé ha dato molti spunti di riflessione (e anche urgenti), nei giorni scorsi la vicenda ha avuto risalto per un altro motivo particolare riguardante la madre di Martina. In un video postato su Tiktok si vede Fiorenza - la mamma - insieme a Patrizio Chianese, titolare di un chiosco di panini e hot dog molto popolare sui social, mentre preparano un panino. A detta di Chianese stesso, il panino sarebbe stato fatto “per ricordare Martina”. Chiaramente il mondo dei social non perdona nulla, nemmeno i momenti nei quali si “abbassa la guardia”, specialmente dopo una vicenda così cruenta: tra i commenti sotto il post (poi rimosso) gli insulti si sprecano, sia per il tiktoker, accusato di voler approfittare della situazione per guadagnare visibilità, che soprattutto per Fiorenza, accusata in maniera peggiore di aver già dimenticato che un assassino malato le ha portato via la figlia a soli 14 anni.
Si sa, il mondo dei social sa essere schietto ma anche eccessivamente freddo e crudele: ogni cosa deve essere pesata prima di essere condivisa a tutto il mondo per evitare “effetti boomerang” pericolosi. Questa schiettezza ci porta però a dimenticare una cosa fondamentale: l’empatia. Chi siamo noi per giudicare il comportamento di una persona che ha da poco scoperto che non rivedrà mai più sua figlia? Come potrà sentirsi questa donna? È plausibile abbia avuto un momento di minore lucidità? Uno sbaglio, ma in buona fede?
Il tema del lutto è un tema estremamente delicato e da prendere con le pinze, e ci sono moltissimi modi di reazione al dolore che cambiano da persona a persona. Siamo sicuri che noi avremmo reagito “meglio” di Fiorenza nei suoi panni?
Il mondo dei social ci ha abituato agli standard della perfezione, bisogna mostrarsi sempre bene, sempre a testa alta, ma soprattutto bisogna sembrare convincenti. Sia nelle occasioni felici che sopratutto in quelle tristi, in quanto spesso apparire in maniera “sobria” davanti al dolore ci fa guadagnare punti nell’opinione pubblica.
Per questo motivo ad esempio Gino Cecchettin, padre di Giulia Cecchettin, è stato spesso lodato per i toni pacati e diplomatici con i quali però esprimeva la sua opinione di contrastare la cultura patriarcale: mai una parola fuori posto davanti alle telecamere, nessun pianto teatrale, nessuna accusa o promessa di vendetta a chi ha ucciso sua figlia, ma idee, opinioni ragionate e riflessioni preziose, oltre a una ferita ancora fresca. Fiorenza invece si è mostrata immediatamente - e con toni giustamente anche più spinti - davanti ai media, magari esprimendosi male, magari in maniera più “genuina” che preparata. La domanda ci viene spontanea: chi ha avuto il comportamento migliore, Gino o Fiorenza?
La risposta è solo una. Entrambi. Entrambi hanno perso una figlia per colpa di una persona che avrebbe dovuto proteggerla. Magari Gino Cecchettin ha qualcuno che si occupa dell’aspetto comunicativo, e in tal caso non ci sarebbe nulla di sbagliato, ma il dolore che lega Gino e Fiorenza ha la stessa natura, ed entrambi hanno il diritto di mostrarlo nella modalità che preferiscono. Non tutto nella vita ha bisogno
dell’approvazione dei social.