La prossima è la volta buona
Andrea Galli
Andrea Galli
“Allora vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. Furono aperti i libri, e fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti furono giudicati secondo le loro opere, come stava scritto in quei libri.” — Apocalisse di Giovanni 20:12
Già nella Bibbia si era certi che il mondo sarebbe finito. Ed è vero, il mondo, prima o poi, finirà. Col tempo, però, abbiamo imparato a osservare i cieli e non ad ascoltarli: per questo sappiamo che tra circa 6 miliardi di anni, il Sole diventerà una gigante rossa e nel processo porterà via con sé tutte le possibilità di vita nell’intero Sistema Solare. Già tra 600 milioni di anni, l’aumento di temperatura del Sole causerà l’evaporazione degli oceani e una diminuzione dell’anidride carbonica tale da non permettere più la nascita di nessuna forma di vita sulla Terra. Sappiamo già come andrà a finire. Quindi, non si tratta tanto di “se succederà”, “quando succederà” o “come succederà”, ma piuttosto di “fin dove arriveremo noi umani?”.
Prima di provare a rispondere, vediamo finora come abbiamo fatto a scamparla.
Mille e non più mille
Nel Medioevo si assiste alla piena affermazione e diffusione della fede cristiana e al consolidarsi delle istituzioni ecclesiastiche. Infatti, la Chiesa romana conquista il monopolio delle coscienze europee entrando nella vita delle persone e determinandone ogni aspetto, in particolare il tempo. La liturgia cristiana prevedeva preghiere e riti che aiutavano i fedeli a scandire le ore della giornata, le cosiddette “ore canoniche”. Le campane dei conventi annunciavano l’ora della preghiera, ad esempio, alle sei del mattino per la Prima, alle nove del mattino per la Terza, così per l’intera giornata fino alla preghiera del tramonto, i Vespri, e la Compieta prima di coricarsi. La Chiesa romana, oltre a gestire il tempo dei fedeli nel microcosmo, si faceva carico anche di scandire il tempo nel macrocosmo, cioè dell’intera esistenza umana. Nella Bibbia l’inizio dei tempi è collocato nell’anno della nascita di Cristo, mentre nel libro dell’Apocalisse di Giovanni viene descritta in dettaglio quella che sarà la fine del mondo, senza però indicare una data precisa. La società medievale si convince che quella data sia l’Anno Mille, momento in cui, mille anni dopo la discesa in Terra del Cristo, ci sarebbe stato l’arrivo di Satana, la venuta del figlio di Dio, il Giudizio Universale e la fine dei tempi. Ma se un’intera collettività si convince dell’imminente fine di tutto, il mondo nel 999 sarebbe dovuto cadere nel caos, tutti avrebbero dovuto smettere di lavorare e la società sarebbe dovuta implodere, ma niente di tutto ciò accadde — perché?
La leggenda che in prossimità dell’Anno Mille tutti credessero sarebbe arrivata l’apocalisse è in realtà un falso storico. Un mito, una leggenda appunto. Una credenza
creata dagli storici del Rinascimento -e successivi- che guardavano al Medioevo come un’età oscura e da dimenticare, e quindi da “diffamare” perché rappresentava l’antitesi di tutti i nuovi valori rinascimentali, quali l’Umanesimo, il piacere della vita e la riscoperta del mondo classico. D’altronde, il Medioevo era caratterizzato da una visione dell’uomo subordinata a Dio, una concezione della vita come sacrificio e venivano deturpati i monumenti antichi, costruiti in età classica, per riciclare materiali da utilizzare nelle nuove costruzioni.
Lo storico del Medioevo Alessandro Barbero fornisce vari documenti a prova del fatto che la leggenda dell’Anno Mille sia un falso storico. Il caso più eclatante è quello di Papa Silvestro II -colui che più di tutti avrebbe dovuto annunciare l’incombente apocalisse- che in una lettera datata 31 dicembre 999, indirizzata all’abbazia benedettina di Fulda, in Germania, risponde ad una richiesta del monastero di avere confermati i propri benefici. Papa Silvestro II concede e riconferma le libertà e i privilegi del monastero di Fulda, in cambio di una tassa annua che dovrà essere pagata ogni anno alla Chiesa di Roma, a patto che nessun abate del monastero in futuro venga eletto senza il consenso del Papa. Il giorno prima dell’apocalisse, non sembrano esserci tracce di preoccupazione, anzi, i progetti e gli accordi vanno avanti senza interruzioni.
Il Baco del millennio
Molto più veritiero, documentato e concreto è stato lo sgomento per il Millennium Bug dell’Anno Duemila. I telegiornali ne parlavano, i giornali facevano reportage e gli esperti seminavano il panico. Dal 1998 l’opinione pubblica e i governi cominciarono ad essere angosciati dall’arrivo del nuovo millennio a causa di un presunto problema informatico che si sarebbe presentato allo scoccare della mezzanotte del 1º gennaio 2000. Infatti, i software sviluppati fino a quel momento utilizzavano soltanto due cifre per indicare l’anno, le quali potevano assumere solo valori compresi tra “00”, equivalente al 1900, e “99”, equivalente al 1999. La paura del “baco del millennio” era dovuta all’incertezza su cosa sarebbe successo al cambio di data da “1900” a “2000”, dove i computer avrebbero potuto interpretare lo “00” del numero “2000” come un ritorno al 1900, mandando in tilt i software, soprattutto quelli dedicati all’elaborazione dati. Questo avrebbe avuto conseguenze enormi su un mondo che aveva appena iniziato un processo di informatizzazione totale. Il Millennium Bug avrebbe potuto scatenare il caos nel traffico aereo a causa del fallimento dei sistemi di comunicazione, oppure causare un malfunzionamento dei sistemi di sicurezza nelle centrali nucleari, dei falsi allarmi nei sistemi di monitoraggio sismico, l’interruzione di infrastrutture energetiche e il crollo delle maggiori borse mondiali, oltre ad impedire alle singole aziende e ai singoli dipendenti di poter accedere a documenti e programmi.
Nonostante alcuni informatici fossero venuti a conoscenza del problema già negli anni ‘60, si pensò che, con il progredire dell’informatica e l’aumento di memoria nei computer, il problema si sarebbe risolto facilmente, ma arrivati nel 1998 il rischio del Millennium Bug ancora tormentava gli addetti ai lavori. A quel punto, governi, istituzioni e aziende diedero il via ad un’imponente campagna di investimenti per cercare di risolvere, o attenuare il più possibile, l’impatto con il nuovo millennio. Globalmente vennero immessi nel mercato dei software circa 300 miliardi di dollari, di cui 100 solo dagli Stati Uniti, con l’obiettivo di rendere i computer “2000-compatibili”. Questa mossa fu interpretata da alcuni come un “escamotage mediatico e propagandistico” per spingere le economie mondiali ad investire nell’industria del software, dove gli Stati Uniti, appena usciti vittoriosi dalla Guerra Fredda, erano i leader indiscussi.
Grazie ai mass media, e grazie al neonato Internet, l’ansia per il Millennium Bug fece il giro del mondo, alimentando una psicosi generale di stampo millenarista e apocalittico. A livello sociologico, il timore del Millennium Bug fu vissuto come un vero e proprio trauma, segno della preoccupazione per l’arrivo del nuovo millennio e del nuovo secolo, infestato da incertezze.
Il 1º gennaio 2000 il Baco si rivelò innocuo, salvo pochi e insignificanti disagi risolti in poche ore. Non ci fu nessuna apocalisse, nessuna fine del mondo e nessun tilt generale dei sistemi informatici. Tutto tornò alla normalità.
Tic Tac… Boom
Ad oggi, forse più che mai, ci sono due minacce concrete all’esistenza umana: una guerra nucleare su larga scala e l’emergenza climatica.
Nel 1947, un gruppo di scienziati dell’Università di Chicago ideò un orologio metaforico che indica il pericolo di un’ipotetica fine dell’umanità. La mezzanotte simboleggia la fine del mondo, mentre i minuti precedenti misurano la distanza da tale avvenimento. Al momento, nel 2025 l’orologio ha raggiunto il massimo storico di vicinanza alla mezzanotte: le 23:58:31. Appena 89 secondi ci separano dall’apocalisse.
Lo spostamento delle lancette viene deciso una volta l’anno da un comitato scientifico, “The Clock Setters”, che analizza questioni come il rischio di un conflitto nucleare, il cambiamento climatico e le tecnologie distruttive. Dal momento che le lancette possono essere spostate anche indietro, segnalando un miglioramento delle condizioni globali, il miglior anno per l’umanità fino ad oggi è stato il 1991, dove dalle 23:50 si passò alle 23:43, con una diminuzione di sette minuti, la riduzione più significativa mai effettuata finora. Infatti, il 1991 fu l’anno della dissoluzione dell’URSS e della firma del trattato di riduzione delle armi strategiche tra gli Stati Uniti e la morente Unione Sovietica.
Dal 1991 ad oggi ci si è solo avvicinati alla mezzanotte, con i Clock Setters che giustificano questo andamento con fattori come l’aumento di paesi dotati di bombe nucleari, i mutamenti climatici del pianeta, la pandemia COVID, l’invasione russa dell’Ucraina, la crescita dei nazionalismi e il disimpegno politico in ognuno di questi temi.
Ma una guerra nucleare causerebbe davvero la fine dell’umanità?
Il dibattito tra gli studiosi tende verso il “no”, ma comunque, in caso di uno scontro nucleare su larga scala, il pianeta cadrebbe in uno scenario apocalittico, detto “inverno nucleare”. Durante un inverno nucleare, il fumo della combustione di legno, plastica e petrolio delle città colpite da una bomba atomica causerebbe un calore talmente intenso da restare intrappolato nell’atmosfera e bloccare i raggi solari, portando la temperatura media della Terra a 7 gradi Celsius (dai 15 attuali). Per non parlare delle malattie dovute alla diffusione delle radiazioni, della morte di interi ecosistemi e dell’impossibilità di allevare o coltivare. Questo non causerebbe l’estinzione dell’uomo, ma sicuramente la morte della civiltà moderna, con tragiche conseguenze ambientali, carestie in tutto il mondo, il crollo sociale e il collasso economico, tornando indietro di secoli.
Al di là di una terza guerra mondiale, anche conflitti nucleari regionali possono avere conseguenze catastrofiche. Uno studio dell'International Physicians for the Prevention of Nuclear War ha dimostrato come anche un ipotetico scontro tra India e Pakistan, con un uso massiccio di armi nucleari, possa provocare un raffreddamento di vaste aree del pianeta, impedendo la coltivazione e facendo arrivare la ricaduta radioattiva -il cosiddetto “fallout”- anche in Nord America e Europa.
Quindi, l’unico modo che ha l’umanità per scomparire prima della sua scadenza è auto-distruggersi. Che sia per il cambiamento climatico da noi stessi provocato, o per una guerra nucleare, con strumenti da noi creati.
Per ora, però, tutto a posto.