L’esercito fantasma della seconda guerra mondiale
Pietro Emanuele Abondazio
Pietro Emanuele Abondazio
Il 6 giugno del 1944 è la data che riporta alla mente il leggendario sbarco in Normandia, operato dalle forze alleate per sconfiggere la potenza tedesca. Non tutti sanno che, oltre alle numerose vittime alleate sacrificate sulle spiagge francesi, è stata di fondamentale importanza la preparazione dello sbarco, composta da un attento studio fatto di strategia e di inganni. Questi ultimi furono fondamentali per depistare le forze naziste, e il più importante riguarda la cosiddetta “operazione Fortitude”. L’obiettivo era di far credere al nemico di dover affrontare gli sbarchi in una zona completamente differente rispetto alla Normandia.
Ciò fu possibile grazie all’intuizione del tutto originale del colonnello inglese John Bevan. Si domandava infatti come avrebbe potuto far credere a Hitler che un esercito imponente fosse effettivamente presente in Inghilterra. La sua idea fu sia geniale che folle, perché decise di creare un vero e proprio esercito fatto di veicoli fittizi, tende vuote e casse di munizioni svuotate. Diede persino un nome all’esercito fantasma, in modo da non destare alcun sospetto nei confronti delle spie tedesche. Si chiamava FUSAG, First United States Army Group, aveva anche un quartier generale di stanza a Wentworth, vicino ad Ascot, e il suo generale era George Patton, il più famoso stratega americano della seconda guerra mondiale
Ovviamente l’idea non fu subito digerita dagli altri protagonisti dello sbarco, come il maggiore Ralph Ingersoll che dovette aiutare Bevan nell’operazione Fortitude. Era convinto che il piano fosse: «Un’idiozia bella e buona». Secondo lui a quella follia: «I tedeschi non ci crederanno mai». Eppure è stato grazie ad un suo lampo di genio se l’operazione andò a buon fine. Incaricò infatti numerosi carpentieri di provare a costruire dei carri armati non in acciaio, bensì in legno. L’unico problema riguardava le tempistiche. La costruzione di uno Shermann in legno necessitava delle stesse tempistiche di un carro armato reale. Così chiese se fosse fattibile l’utilizzo della gomma per la creazione dei veicoli, lo stesso materiale usato per creare i modelli di Mickey Mouse nelle parate americane. In questo modo, in meno di due mesi, grazie all’aiuto di alcune fabbriche di pneumatici degli Usa, arrivarono in Inghilterra delle ottime imitazioni di Shermann contenute in varie valigie. Ingersoll esclamò così l’avvenimento: «Degli Shermann in una valigia!». Per completare la creazione dei carri bastava agganciare ognuno di essi ad un compressore in modo che si gonfiassero. In una sola notte circa cento carri furono stanziati nelle campagne del sud-est dell’Inghilterra. In verità fu necessaria la presenza anche di un solo carro vero, utilizzato per creare solchi e orme per far credere ai ricognitori aerei nemici che fossero passati effettivamente i cingolati.
Il passo successivo fu quello di dare vita all’accampamento fantasma. Per dare l’impressione che fosse effettivamente brulicante di soldati, vennero composti dei messaggi radio ad hoc che ricreavano fedelmente quelli che potevano essere usati in un normalissimo campo. Per fare ciò fu dispiegato un distaccamento dell’U.S. Army Signal Corps, incaricato di inviare messaggi radio in codice e in chiaro. Alcuni di essi erano messaggi vocali e furono impiegati persino alcuni ex attori di Hollywood per imitare i vari accenti americani. Per completare la farsa si doveva attendere solo che le spie tedesche ricevessero tutti i segnali inviati dall’esercito fantasma. Due spie tedesche, nomi in codice Armand e Arabal, furono effettivamente tratte in inganno e scrissero numerosi rapporti sulla situazione in Inghilterra. Il fascicolo NR2796/44, sopravvissuto alla guerra, dichiarava che dall’Inghilterra sarebbe partita un’invasione dal Sudest del paese e che sarebbe arrivata al passo di Calais. In realtà, come poi ha dimostrato il vero sbarco, tutte le divisioni alleate sarebbero sbarcate in Normandia dalla zona Sudovest.