in un giardino, affacciato su di un prato
attende un sepolcro vuoto
e la gente che passa per la via accanto
curiosa guarda la lapide spoglia
cerca con gli occhi la terra smossa,
ma il sepolcro aspetta, a braccia aperte
solitario con nulla da poter stringere
e io con lui, con la terra e con i passanti
che si scavi il mio nome sulla pietra
e lentamente, come in sogno
mi scivoli sulle palpebre un sonno profondo
vorrei ritornare a quel luogo segreto
dove ancora la mia voce mi risponde
e i miei pensieri sono intimi e familiari
senza forestieri ad invaderli,
vorrei tornare nella mia stanza
isolarmi in un silenzio violento
e invece prepotente il frastuono
non mi lascia mai il tempo
per un piacevole intermezzo
ecco
ora che non c’è più speranza qui
nella mia stanzetta buia
e non c’è tormento nelle mie orecchie
ora che fingo, mi trastullo, indugio
pronuncio il tuo nome di rado
allora adesso c’è silenzio, c’è quiete
nulla si agita più
non c’è paura, non esiste tremore
ora che sono di nuovo guarita
da questa malattia fastidiosa
torno invincibile
a un mare piatto e lucente
ad una calma di sale
ad un silenzio invincibile
10/07/2024