Davvero avere tutto ti rende felice? Spesso diventa un marchio che ti renderà diverso da tutti gli altri, e ne dovrai pagare le conseguenze. Febo, rampollo di una famiglia altolocata, ne è cosciente da fin troppo tempo. Sulle note della satirica "Super Rich Kids" ripercorre la sua vita apparentemente perfetta, ma infinitamente infelice nell’Isola di Ischia.
Too many bottles of that wine we can't pronounce
Febo è salito in terrazza mentre tutti dormono.
Vuole godersi la solitudine vera, senza il resto della famiglia che gli rinfacci la sua nullafacenza.
È seduto su una sdraio, l'Airpod nell'orecchio sinistro ripete all'infinito delle canzoni di Frank Ocean.
Il piano di Febo è prendere una boccata d'aria, darsi una calmata e andare a letto quando avrà sonno.
Calmarsi equivale a prendere le sue pillole, più le usa e più aumenta la dose che gli fa effetto. Nonostante il dottore gli abbia detto di non superare le tre dosi giornaliere, Febo estrae dalla tasca la quarta pasticca. L'ha rubata a sua madre, lei non se ne accorgerà, nasconde a Papone una quantità industriale di Xanax dentro l’armadio.
La pillola ha bisogno di qualcosa per venir mandata giù.
L'acqua sarebbe ideale, ma Febo preferisce altro. Ritiene che sia una notte da alcol: ovvio,
non ha una sera da sobrio dalle medie o una giornata da sobrio in generale. Per Febo, la mattina non comincia con il sorgere del sole, ma con la Ichnusa delle otto.
Ai suoi occhi il tramonto non significa niente, è il Jack Daniel's delle sette a definire la sera.
Una bottiglia giace sulla sua pancia, l'ha scovata in fondo alla cantina della villa. È del vino francese, buonissimo, però Febo non è riuscito a leggerne il nome. Prima ha dato un' occhiata all'etichetta e, vedendo un nome con più di sei lettere e troppe vocali, ha rinunciato a scoprirlo. Tra lui e il francese non scorre buon sangue. Durante quella famosa vacanza-studio in Costa Azzurra non è riuscito a scoprire la differenza fra imparfait e conditionnel, nel consumare fino all'osso un' American Express fino all’osso. Pieno di sensi di colpa, ha speso un patrimonio in crêpes. Papone ha usato la sua bocciatura all'esame
DELF come ennesimo motivo per denigrarlo, gli piace rinfacciargli la sua inefficienza. Alla tua età ero in collegio a Tolosa e parlavo un francese da Jean-Paul Sartre. Quelle uscite del padre lo fanno sentire impotente, come non ha il diritto di controbatterle, non ha il diritto di sfotterle.
Too many bowls of that green, no lucky charms
Lo sguardo di Febo coglie qualcosa d’interessante:
Carlo, responsabile fratello maggiore, ha scordato una ciotola da riso piena di marijuana sulla ringhiera della terrazza.
La gente che lo stima non se lo aspetta, però anche Carlo ha bisogno di un aiuto per mantenere il controllo.
Febo, affaticato, si mette in piedi. Afferra la ciotola, la rovescia lasciando cadere quei tocchi verdi sugli scogli.
"Ben ti sta, coglione" Borbotta con un sorrisetto soddisfatto. I fratelli Barcellona sono cresciuti e vaccinati, ma rimangono dispettosi quanto dei bambini. Ieri, Carlo è piombato in camera di Febo per chiedergli lo shampoo e ha incassato un vaffanculo senza complimenti. Casualmente, Febo non trova più la stecca di Terea.
Carlo è il preferito sia di Papone che di Mamma, scontato. Lui può farsi le canne sotto ai loro occhi rimanendo un ragazzo d'oro, invece Febo è il figlio che ha preso poche botte da piccolo se si permette di pronunciare la parola "cazzo" a diciott'anni.
Carlo è stato molto bravo a conquistare successi superficiali, facoltosi socialmente. "Eh, Carlo è un genietto"
Fa l'università pubblica volontariamente, che cosa rara per uno del suo ceto!
Studia giurisprudenza alla Sapienza, sta scrivendo la tesi tipo sul diritto romano. Febo non capisce quelle cose perché ha fatto lo scientifico. Carlo è considerato tanto bello quanto intelligente da quando è dimagrito miracolosamente in quarta ginnasio, il miracolo si chiama bypass gastrico. Quella sofferenza ha dato il via al suo successo con le donne, portarsi a letto delle ragazze gli ha fatto raggiungere l'apice del narcisismo.
Bellissimo, acculturato, estroverso e amichevole... Ma non inganna suo fratello.
Il citazionismo costante di Carlo non è gran cultura, bensì l'incapacità di costruire un proprio pensiero critico.
Le battute da taglienti non sono carisma, bensì forzare un' apparenza disinvolta davanti alle sue insicurezze.
Il fascino di Carlo è dovuto alla palestra, le diete terrificanti, le pulizie del viso e infiniti step di skincare, esagerati perfino secondo una Sephora Kid.
Febo conosce benissimo questo retroscena, quindi crede di avere il permesso di giudicarlo e segretamente di disprezzarlo, ma Carlo non ha colpa di aver superato il periodo di bullismo e di essersi pienamente integrato nella società.
Magari Febo fosse un po' più indifferente e molto meno sensibile.
The Maids come around too much
Febo avverte di soprassalto il rumore della serratura , ma i suoi riflessi si sono indeboliti: è bloccato lì in terrazza, gli manca la forza di lamentarsi. Per non farsi beccare dai genitori in piena sbornia, gli resta la possibilità di svegliarsi la mattina presto: difficile.
"Grazie Guenda!"
Borbotta, non è chiaro se il suo commento sia dovuto alla stanchezza o al nervosismo.
Mannaggia a lei, la fine del mondo non le impedirebbe di chiudere il terrazzo prima di andare a letto.
Fobia dei ladri.
La fame ha condotto Guenda in Italia dall'Eritrea, fortunatamente i Barcellona sono stati ben disposti a metterle pane sotto i denti. Era il millenovecentonovantasette.
"Da piccolina come te mantenevo i miei fratelli" Cantilena sempre, nel frattempo è solita a sistemare la camera di Febo in disordine mentre lui gioca a God Of War.
Guenda, pur di non perdere il posto, fa qualunque cosa per i Barcellona.
Cameriera, donna delle pulizie, tata. Il termine “schiava” non sarebbe un’esagerazione.
Sia Papone che Mamma, che Febo che Carlo, usano una specifica esclamazione quando c'è qualcosa da risolvere: "Guenda!"
A loro non interessa se sia stanca, di cattivo umore o impegnata, danno per scontato che stia lì a servirli...Questo è il minimo sindacale per millecinquecento euro mensili, no?
In tutto questo, ovviamente, Guenda è la semplificazione del suo nome effettivo. Troppo faticoso imparare quello vero.
Febo ne ha discusso recentemente.
Guenda stava in videochiamata con dei parenti, lui sentiva grida e risate da selvaggi, poi ha riconosciuto un suono simile a "Guenda".
"Mamma, quindi Guenda non si chiama Guenda?"
A sua madre è caduto il giornale dalle mani, dopo un lungo sbuffo si è tolta gli occhiali da vista e gli ha risposto: "Buongiorno!".
Febo ci riflette sopra, e infatti è strano che non abbia mai ipotizzato che quello potesse essere un diminutivo: come mai?
A lui non importa di quella donna, la donna che lo ha cresciuto al posto dei suoi genitori.
È un' affermazione che non ammetterà mai, visto che il classismo mischiato al razzismo non è da Voto il Partito Democratico.
"Guenda non suona molto tigrino, vero..." Febo ha l'intenzione di aprire il vino e puntualmente realizza di essere salito in terrazza senza un cavatappi. Ha faticato per sgattaiolare in terrazza e imbucarsi nella cantina di nascosto, certamente non scenderà giù per prendere un cavatappi e beccarsi due ceffoni da Papone.
"Guenda! Guenda!" Grida lamentoso, poi si accorge che a porte chiuse e a tre piani di distanza Guenda non può sentirlo.
Deve sbrigarsela da solo.
"E ora come faccio?" Emette un piccolo suono acuto di disperazione. Febo sa risolvere le equazioni differenziali bendato, però per lui è un mistero stappare del vino. Lo stesso vale per accendere un fornello, rifarsi il letto, pulire lo specchio del bagno, impostare una lavatrice: nessuno gliel’ha mai insegnato, ci pensa sempre Guenda.
La sua soluzione è strappare a morsi il tappo.
Parents don't stay around enough
Appoggia la pillola sulla lingua che subito viene travolta da un fiume di vino, le palpebre di Febo si appesantiscono e i muscoli trovano pace.
Il sonno giungerà a breve, "Per Fortuna" pensa continuando a bere.
Si stordisce con entusiasmo.
Febo, neo-diplomato, è dipendente da alcol e tranquillanti dalla preadolescenza: come finirà a cinquant'anni? E’ ancora in tempo per venir salvato, gli serve una buona supervisione...
Ma dove sono i suoi genitori?
L'Onorevole Barcellona è un uomo impegnato, non spreca le sue energie per Febo.
Classe 1968, discendente di una famiglia di banchieri ebrei, la famosa Zia Giuditta ha sposato un Rothschild nel 1924.
Barcellona si è laureato con centodieci e lode in giurisprudenza alla Federico II nel 1992 e ha conseguito un master in Global Studies a Bruxelles nel 1995. E’ stato eletto deputato nel 2006 nel Partito Democratico e senatore nel 2022: cosa lo rende celebre? Una sua intervista trasmessa nel 1987, dove un giornalista fermava membri della FGC a una manifestazione.
"Tutti i Compagni devono sentirsi orgogliosi, ma anche protetti, dall'Unione Sovietica: il più grande trionfo delle ideologie di Marx. I giornali fascisti e filo-americani credono di ingannarci, ma noi Compagni sappiamo di trovarci davanti un paese all'avanguardia. Da sogno, oserei dire."
"Quindi supporti anche le azioni di Stalin?"
Prima che rispondesse arrivarono altri ragazzi del movimento, ridevano, si misero: "Viva il Compagno Stalin! Viva il Compagno Stalin! Viva il Compagno Stalin!".
Inutile dire che queste dichiarazioni siano state riciclate per memes. Recentemente, l’Onorevole Barcellona ha mentito a David Parenzo e migliaia di telespettatori: "Quelle idee non mi rispecchiano più, tantomeno il PD".
In Parlamento è chiamato quel pazzo dell'Onorevole Barcellona, ma nelle mura domestiche...
Papone.
Russa sul divano di pomeriggio e le dieci sveglie prefissate non lo smuovono, si sbellica guardando "Striscia La Notizia" e nutre un' ardente passione per "La Settimana Enigmistica". Contesta qualunque cosa, è un fenomeno a dare i numeri, ma la verità è che è dannatamente felice.
Ha i riflettori puntati su di sé part-time, poi gode di una famiglia parer suo "perfetta" e il denaro non gli finirà mai. Talmente felice e contento del proprio benessere che non gli interessa quello altrui.
Al figlio non risparmia una strillata, anche quando è demoralizzato in partenza. Su di lui fa commenti umilianti, affinché suoi amici si facciano una risata, e gli proibisce di ragionare di testa sua perché la sua libertà significherebbe imperfezione: un figlio imperfetto equivale a un dettaglio della propria vita imperfetto.
Inaccettabile.
Papone c'è per metterti a dieta, ma non c'è per consolarti.
Stacco tardi.
Papone c'è per importi una facoltà che piace solo a lui, ma non c'è per complimentarsi.
Zitto! Sto facendo una telefonata importante.
Papone c'è per farti prescrivere ulteriori antidepressivi, ma non c'è per darti un abbraccio. Esco fra dieci minuti.
Anche la Signora Acquaviva, di professione Nobile Aragonese e per svago scrittrice pluripremiata, non si trova mai in casa. Capita che abbia vere scuse per astenersi dai doveri di madre: conferenze, incontri con case editrici, interviste e firmacopie. Però, la sua assenza è solitamente dovuta al piacere personale: aperitivi, cene tra amiche, riunioni del circolo di lettura, partite a golf.
La Mamma ha sempre l'impellente necessità di scrivere, e di non venir disturbata per alcuna ragione, se le viene chiesto di accompagnare in palestra Febo o Carlo.
Scrive, a casa fa solo quello. Né prende posizione nelle litigate né prende decisioni per i figli, tace col computer sulle gambe e digita meticolosamente. Ama la sua dimensione di personaggi e intrighi, odia quando è costretta ad uscirne.
"Sì sì, te estoy escuchando"
Si connette alla realtà esclusivamente per formulare questa frase. No, non ha ascoltato Febo spiegare il suo crollo nervoso per gli studi, prima che lui decidesse di isolarsi in cima alla casa.
Too many joy rides in daddy's jaguar
Funziona con tutte le ragazze con cui è andato a letto: fare il giro in Jaguar. L'ultima volta che ha usato quella tattica è stato quasi due mesi fa...
Virginia.
Già si scrivevano a Roma, lei EUR e lui Corso Trieste. Nessuna ragazza l’aveva mai fatto rimanere sveglio nell'attesa di un cuore rosso per la buonanotte su Instagram, eccetto lei. "E togli quel telefono!"
Strillava a tavola Papone, Febo non lo ascoltava nemmeno e continuava a messaggiarsi con Virginia.
Ha vissuto l'adolescenza tra foto in reggiseno e succhiotti, solo alla fine del liceo ha scoperto il famoso amore di gioventù.
Una volta, nell'ultima settimana di lezioni, si è presentato all'ingresso della scuola di lei. Virginia gli è saltata al collo e le compagne di classe si sono godute lo spettacolo, piene di invidia.
"Che me dici?"
Gli ripeteva mentre andavano a prendersi un pezzo di pizza, credeva che fosse deluso dall'incontro dal vivo. Invece, dentro di sé fremeva per quel bacio sulla bocca datogli appena si sono visti, la sua mente era in subbuglio.
Febo non vedeva l'ora che arrivassero i giorni di Ischia, tra una chiacchierata e l'altra hanno scoperto che entrambi le loro famiglie andassero in villeggiatura lì.
L'uno ha conosciuto gli amici degli altri, Febo era soprannominato il ragazzo di Virginia e Virginia la ragazza di Febo.
In una delle tante serate passate a ballare, sono riusciti a rimanere soli.
Una sera sarebbe successo, quella cosa lì, ma Febo non si sentiva pronto. E se lei si fosse sentita obbligata?
E se fosse andata in giro a dire che non ci sa fare a letto?
“Gigi," Così la chiamava
"Sei stanca?" Lei gli ha sorriso. "Macché".
"Vuoi fare qualcosa di divertente?" Nessun tono provocante, era giocoso quanto un bambino.
"Dimme"
"Nah, è 'na sorpresa. Ma devi fa' silenzio"
E per mano, soffocando risate accompagnate dal suono delle cicale, sono entrati in casa di Febo. "Se lo sa Papone m'ammazza" Ha detto così per fare, Papone lo sa benissimo tutte le volte e se ne frega. Sono sgattaiolati nel garage e saliti in macchina, in quel momento ha visto gli occhi di Gigi su di giri. A Febo è scappato un sorriso ed è sfrecciato via.
"Grand final!" Ed è sparito il tetto della macchina.
La ciliegina sulla torta nell'arte del rimorchio.
Circondati dalle piccole luci dell’isola e il vento fra i capelli si sono sentiti i sovrani del mondo.
Febo ha preso la via di casa, ma a metà percorso si è fermato.
Era il momento.
Dopo alcuni istanti di silenzio imbarazzante, Virginia ha rotto il ghiaccio. "Cazzo, ho esagerato con l'illuminante. Brillo sul serio" Ha commentato il suo riflesso nello specchietto. Febo, istintivamente, ha risposto: "Perché sei la mia stellina".
Subito dopo gli è parsa una frase demenziale e si è pentito di averla detta, ma Virginia gli ha lasciato di nuovo uno dei suoi baci.
Non ha smesso più.
Sono rimasti fino alle tre di notte l'uno a fianco all'altro a dormire sereni, la gamba di lui avvolgeva timidamente quella di Gigi e la sua mano le toccava il seno. Febo si chiede quando il fattaccio sia successo: quando lui stava su di lei o lei su di lui, magari quando l'ha fatto da seduto.
Successivamente il rapporto fra lui e Gigi è diventato più bello, la lontananza non era più tollerabile, peccato che non sono riusciti più a star soli.
Poi, Virginia ha telefonato a Febo.
Capitava spesso che lei fosse incastrata in una noiosa cena di famiglia e lo chiamasse, era così divertente.
"Pronti?!" Era in vena di scherzare.
"Sono incinta" È stata la conversazione più breve che abbiano mai avuto.
Febo si è accertato che lei stesse bene e l'ha pregata di dirgli come l'avrebbe potuta aiutare, Virginia ha troncato presto spiegando che ci avrebbe pensato lei. La mattina seguente è tornata a Roma, Febo le ha mandato fino ad ora novantacinque messaggi e l'ha chiamata cinquantadue volte, questo è il motivo che infradicia il suo cuscino di lacrime.
Lo Xanax comincia ad ovattare quel ricordo, il telefono squilla: solo una notifica di Grindr.
Too many white lies and...
Attiva la modalità aereo, arrivano troppi messaggi.
Febo non ha voglia di essere fantasioso ora, fantasioso nell'inventare scuse per evitare
qualunque contatto umano.
Dai gruppi WhatsApp gli arrivano inviti a fare serata da parte della comitiva del mare o dai cugini di Napoli, altri ragazzi gli scrivono che a breve faranno un salto ad Ischia e che gli piacerebbe salutarlo.
Tutta quella gente penserà:"Quanto ha da fare, Febo...Ed è giovanissimo" Non importa di quanto sia insicuro, verrà sempre visto come un futuro studente LUISS brillante e militante perfetto dei Giovani Democratici. Febo ha capito il segreto del successo: raccontarlo, non averlo. Tu sei l'opinione altrui, se chiunque crede che tu sia una persona di rilievo e impegnata, lo sei.
I meetings su Zoom, le visite ai musei e i convegni di cui parla sono metà inesistenti. In realtà, sta svaccato su qualche poltrona, sdraio o letto.
Da quando è entrato nell'adolescenza, quante bugie ha detto. La più famosa? Sto bene.
Ha paura: paura di annoiare con i propri problemi, paura di ridicolizzarsi, paura che possano usare quelle debolezze a loro favore, paura di far paura.
Perciò, si limita a dire che vada tutto bene.
Gli è successo un mare di volte di imbattersi in un come stai? da parte di un conoscente in strada con il viso fresco di pianto o di ricevere una telefonata nel bel mezzo di un attacco di panico. Inoltre, non gli piace entrare in confidenza perché detesta troppe sue amicizie. È simpatico con uno sconosciuto, altrimenti andrebbe a dire "Febo se la tira", e quello presume di essere suo amico. Febo non può trattare il coetaneo con superficialità di punto in bianco, allora è incastrato in un' amicizia indesiderata.
Gli anglosassoni lo definirebbero people pleaser, non esprime mai il suo pensiero reale, ma solo quello che si aspettano da lui in quanto maschio, figo, benestante, di sinistra, figlio di Onorevole e promessa della società. Febo ha di natura una faccia seria e, come se non fosse abbastanza, un' indole introversa. Però, visto che è oggettivamente bello, a primo impatto scambiano la timidezza per vanità.
Non saluta in una stanza piena di gente perché gli fa venire ansia, non per menefreghismo. Forza un sorriso per convincerti che non ti odia, spontaneamente non lo farebbe, eppure viene ritenuto stronzo lo stesso.
Notano arie scocciate immaginarie, però non notano quanto stia male
Questa riflessione si presenta nella sua testa continuamente, e lo uccide. Raramente c'è chi si ferma a conoscerlo davvero, ciò lo spinge a lavorare al meglio sulle apparenze. Le parole di Febo, le azioni di Febo e il Febo che incontri sono un' intera, grossa, bugia bianca: finta, ma per compiacerti.
...White lines
La definitiva perdita dell'innocenza è quando scopri il motivo per cui spariscono, all'improvviso, gli amici alle feste.
Fino a minuto fa balli e ridi con tre o quattro amici, poi non li vedi più.
Febo supponeva che si scordassero di salutare, tutto qui.
Quando aveva quindici anni Flaminia, sua cugina, gli ha detto: "Vieni con me". E, per la prima volta, è stato lui a sparire in gruppo.
In cinque dentro a un gabinetto nel bagno dei maschi, pure Flaminia. Lei ha tirato fuori dalla borsa una bustina di plastica gonfia. Gonfia di cocaina. Febo non ha fiatato, non che sia un chiacchierone, ed è rimasto ad osservare sua cugina e gli amici.
"Dai, fatti una striscia pure tu!" C'erano diverse linee bianche sullo schermo del telefono di Flaminia.
Come gli altri, ha preso una banconota da cinque euro, l'ha arrotolata e ha tirato sù tutto in un colpo solo. Non ha sentito alcun effetto, normale per la prima "bottarella", quindi ha avuto l'impressione che la cocaina non fosse nulla di speciale.
Poi, ha visto le condizioni di coloro con cui è stato nel gabinetto: un gruppo di zombie. "Usciamo"
E sono finiti sul retro del locale, mentalmente erano ormai distaccati dalla festa. Vomitavano parole, un miscuglio fonetico incomprensibile.
Uno aveva il timore che un certo Chicco lo trovasse in quelle condizioni, l'altro gridava perché aveva dimenticato la macchinetta in doppia fila.
Fumavano di fila sigarette o le chiedevano ai passanti in soggezione, non si sono accorti del disagio di Febo. A stenti hanno ballato al ritmo della musica che veniva dalla disco.
Aver accettato di seguire Flaminia ha cambiato la sua percezione del mondo per sempre.
Quella dinamica dei branchi è diventata impossibile da trascurare, ovunque si trovi la vede. "Possibile che sia così normale pippare?"
Si è domandato.
Febo infila una Terea nella Iluma e finalmente lascia i singhiozzi uscire dalla bocca.
"Ecco perché Papone e gli zii si allontanano finito il pranzo" Ha realizzato il pomeriggio seguente, scioccato. Ha avuto conferme notando linee sbiadite sul comodino attaccato al letto dei genitori, sul tavolo in vetro nel soggiorno.
"Carlo, sembra che hai gli occhi più grossi oggi" Puntualmente, le sue pupille si fanno grosse quasi solo nel fine settimana. Idem quelle di Febo, ora.
Super rich kids, with nothing but loose ends
Il pianto liberatorio è susseguito dalla sonnolenza, Febo è pronto a crollare nel sonno...
La Iluma vibra.
Anche con la nausea, aspira il tabacco riscaldato. Si dimentica di espirare, autonomamente il fumo esce dalle narici. La nicotina lo tiene sveglio, rimanere sveglio significa avere una carrellata di pensieri intrusivi.
Insieme alla Dottoressa Tominetti sta lavorando sul problema del rimuginare, questa nuova psichiatra ha centrato istantaneamente il suo problema.
Era ora, dopo dieci anni.
peccato che tre sedute siano incapaci di metterti la testa a posto.
Il ti chiamerò di Gigi gli rimbomba nelle orecchie, dà un sorso di vino e il vetro gli sbatte contro i denti.
Geme per entrambi i dolori, quello fisico e quello mentale: no, non l'ha chiamato.
Che cosa le ha fatto di male? Voleva starle vicino.
Perché non sono andato a Roma da lei? Gli piomba nel cervello quell'idea, è una domanda seria.
Poteva andarsene con Dado, lui è partito nello stesso periodo di Gigi per quel workshop di recitazione con Nanni Moretti, e invece ha deciso di piangere sotto le coperte come un coglione. "Perché sono un coglione!" Gli occhi si accartocciano e la bocca si contrae, torna a piangere. Dado, Orlando Di Castro... Il rapporto si è incrinato pure con lui, forse non sarebbe stato contentissimo di vederlo.
Fanculo Elia Mastai Ferretti.
Elia, alle elementari, tirava le matite a Lapo e lo offendeva.
Ciccio-Bomba, Balena, Grassone.
Non lo incrociava più perché era tornato a Urbino, era a suo agio fra i paesani a darsi le arie, ma poi è tornato a Roma.
Febo non ha fatto in tempo ad accorgersi che Dado avesse stretto amicizia con Elia. Di botto hanno cominciato a dedicarsi TikToks a vicenda, pubblicare storie Instagram.
Dado sa benissimo la storia del bullismo.
Febo, completamente maturo, ha smesso di scrivere a Dado senza spiegazioni. Papone è il padrino di Dado, è un' amicizia che si portano dalla generazione precedente, e Lapo la sta distruggendo perché non vuole aprirsi.
"E cos'ha detto di me?"
Ha chiesto ieri a Carlo, è stato difficile minimizzare gli insulti.
"Mah... Ha detto tipo che te la credi, da quando lui non è stato ammesso alla LUISS (e tu sì) ti sei messo a fare lo snob. Che se ne andasse affanculo. I soliti sfoghi da alcol, nulla di che"
Febo, dalla rabbia, morde il filtro della Terea fino a staccarne un pezzo. "Che down! È proprio un down, come fa a pensare che io me la tiri!?" Getta a terra la Iluma, beve il suo vino.
Super rich kids with nothing but fake friends
Febo è solo, sbronzo e impasticcato in una delle più belle isole italiane con tutti i soldi immaginabili.
Sì, ha voluto isolarsi, ma questo perché non riesce a pensare a qualcuno con cui voglia stare.
Ha solo amici di.
Gli amici di famiglia, ragazzi che non hanno nulla a che fare con lui, però Papone ci tiene
che lui ci cresca insieme.
Gli amici di scuola, una ventina di suoi coetanei che deve farsi andare a genio per non soffrire per cinque anni.
Gli amici di partito, gli inculcano che devono essere fratelli. Non importa quanto parlino alle sue spalle, ci deve convivere.
Febo si guarda le ciabatte Balenciaga prima di chiudere gli occhi definitivamente, e si accorge che costano cinquecentocinquanta euro.
Il Reddito d'Inclusione è di circa duecentocinquanta euro.
C'è chi dovrebbe morire di fame per comprare le sue scarpe, ecco perché i ragazzi si prendono a spallate per diventare il suo migliore amico: come ha fatto Nevio.
Nevio Loreto, gli ha sporcato la fedina penale e continua a mancargli da matti.
Giocare a calcio non è mai piaciuto a Febo, tantomeno da bambino. Obbligato all'età di sei anni, si era trovato a Roma ad un corso di calcio.
I compagni non gli rivolgevano la parola, eccetto Nevio. Lui e Febo stavano assistendo a una partita degli altri bambini su una panchina, il primo non giocava per incapacità e il secondo per violenza in campo.
"Com'è che te chiami?"
"Febo"
"Io so' Nevio"
"Ok..."
"De do sei?"
"Corso Trieste, te?"
"Pietralata".
Ai bambini frega poco di quelle cose, agli adolescenti maggiormente e gli adulti le chiamano cose fondamentali.
"Nevi', l'amico tuo c'ha i sordi co' 'a pala. Invitalo ar compleanno tuo".
Gli era stato raccomandato dai genitori. Avevano ragione, Nevio ricevette un set enorme di Hot Wheels che tutt'oggi conserva.
"Posso veni' a casa tua, Febo?" L'insistenza non appare pressante a quell'età, perciò Lapo accettava. Tra compleanni e merende, Nevio era diventato il suo migliore amico.
Febo lo considerava tale, finalmente un bambino voleva stare con lui! A Napoli aveva qualche amichetto, ma non il famoso migliore amico.
Il calcio non li aveva divisi, Febo preferì la PlayStation e Nevio entrò nella Primavera. Nevio lo trascinava allo stadio e Lapo quei cori non li imparava mai. A casa sua si tifa Napoli, d'altronde.
"Nevio, devi sempre fa' a botte?" Sembrava che lo dicesse scherzando, invece era genuinamente innervosito. Bastava che un laziale passasse sotto gli occhi di Nevio e lui lanciava una provocazione, in meno di un secondo Febo stava in mezzo a una rissa. Le botte, le spinte, le ha beccate spesso.
Nevio lo trasportava in una violenza che non si limitava alle risse in curva.
"Spicciate, Fe'!" Febo aveva un coltello in mano, le dita gli tremavano. Dovevano bucare le gomme alla minicar di Christian, aveva chiamato Febo "napoletano di merda".
Lui è sempre stato abituato a beccarsi insulti del genere, ma Nevio parve furioso e gli aveva detto di "sgarraje 'a macchina".
In un' altra occasione, Nevio aveva praticamente obbligato Fiber ad accompagnarlo a casa dal Piper con la macchinetta, non si vedeva nulla col buio.
"Accelera, porcoggiuda"
Erano già a cento chilometri, un' auto del genere non dovrebbe superare gli ottanta.
"Statti buono, altrimenti 'sta lattina si ribalta".
Un' Audi li aveva sorpassati, Nevio perse la testa. Si sporse dal finestrino "Aoo, 'a stronzo! Fijo de na' mignotta!" Febo notò che l'auto stesse sul punto di fermarsi, Nevio l'aveva incoraggiato ad accostare, ma accelerò e fuggì a casa di Nevio.
Febo non aveva dormito dalla paura, "Mi avrà preso la targa?...".
Gliene erano capitate tante, questo aveva fatto credere a Febo che avessero un legame profondo, di sangue, dopo quelle avventure.
"Febo, non ti arrabbiare, ma ho visto Nevio prendere venti euro dal tuo portafoglio mentre eri in bagno" Febo lo difese fino in fondo.
"Febo, Nevio non ti ha fatto vedere il telefono prima perché si stava scrivendo con i ragazzi del calcetto. Mi starò sbagliando, ma c'era una tua foto dov'eri nudo, stavi nello spogliatoio." Lo difese di nuovo, passando alle mani alla maniera del migliore amico.
Uno che ti vuole male, non sta con te ventiquattr'ore su ventiquattro... Pensava.
Nei giorni dell'occupazione, prima metà della quinta liceo, Nevio si rivelò per quello che era sempre stato. Lui e Febo erano rimasti a dormire a scuola, e soprattutto Nevio, se ne approfittò: giochi con gli estintori, carta igienica in giro per i corridoi, gabinetti spaccati
. Il nome di Nevio Loreto uscì presto, aveva dovuto dichiarare i suoi complici: Ludovico di seconda alla succursale, un insopportabile burino di un metro e cinquanta.
Linda di quarta, indifendibile, si era messa in mostra sui social. Qualche altro idiota,
e Febo.
Con una falsa voce tremante, si era dilungato sulle gesta di Lapo mai compiute. "Io lo assecondavo, erano tutte iniziative sue. Davvero".
Ignorò Febo per il resto dell'anno, nonostante stessero nella stessa classe. Lapo tentò di avere un dialogo, un fallimento.
Lo costrinse a chiamare gli avvocati, i Loreto si presero diecimila euro per togliere la denuncia.
Tredici anni da fratelli liquidati con diecimila euro.
Non importa cosa stia passando Febo, lui sa che potrebbe andare meglio, la perfezione delle giornate è con Nevio al suo fianco. Una metà della sua vita è mancante ed è impossibile anche negarlo.
Ora deve vivere con un' orribile certezza: con alte probabilità, non avrà mai un vero amico. Il suo cuore invecchierà da solo e già comincia a farsi arido, Febo si addormenta senza poterlo confessare a qualcuno.