Sable, Fable
Teto Giacobbe
Teto Giacobbe
Bon Iver, pseudonimo di Justin Vernon, ha recentemente pubblicato il suo nuovo album, “SABLE, fABLE”, un viaggio tra il passato e il presente dell’artista statunitense. Ma andiamo con ordine. Questo è un lavoro diviso in due sezioni distinte, SABLE e FABLE, con la prima che rappresenta le origini, il passato e le radici folk dell’artista, mentre la seconda è uno sguardo al presente e al futuro della sua produzione musicale. In inglese “SABLE” indica il colore nero, presente nella copertina dell’album, con contorni color salmone (Bon Iver in persona sottolinea che è salmone e non rosa, n.d.r.). Dunque le prime quattro tracce dell’album, che costituiscono “SABLE”, sono la sezione oscura di questo lavoro, una sezione fatta di sonorità che rimandano addirittura al primo album dell’artista, realizzato in inverno in una baita totalmente isolata, nei boschi del Wisconsin. Il prodotto risultante di quell’esperimento fu l’album di debutto di Bon Iver, “For Emma, Forever Ago” e i primi brani di questo nuovo disco ricordano molto quelle atmosfere, così scarne, acustiche, malinconiche, accompagnate da testi struggenti e introspettivi, che si fondono alla musica generando immagini vivide di un paesaggio americano verso il quale proviamo nostalgia pur non essendoci mai stati.
Tuttavia “SABLE, fABLE” non è solo un tuffo nel passato, ma è la sintesi dell’evoluzione avuta da Vernon nel corso degli anni, partendo dal primo disco del 2008, giungendo all’ultimo del 2019. Infatti la seconda parte del lavoro, “fABLE”, è la sezione luminosa, nella quale anche gli arrangiamenti sono più ricchi, meno cupi, e in generale tutto l’album si “apre”. C’è più sperimentazione nei singoli brani. Pensiamo a “From” realizzata in collaborazione con Jacob Collier, assoluto genio musicale, e soprattutto Mk.gee, artefice di quel riff di chitarra all’inizio della canzone, dal suono così particolare.
“fABLE” è tenuto insieme dal filo conduttore dell’amore, nelle sue varie fasi, cha vanno dal primo incontro (“Everything Is Peaceful Love”), al desiderio irrefrenabile (“Walk Home”), fino alla maturazione di tale sentimento (“There’s A Rhythmn”).
Quest’album è un vero e proprio viaggio spirituale e sentimentale, che racconta sicuramente dell’esperienza di vita di Justin Vernon, ma che diventa ben presto un’esperienza universale, fatta di rimpianti, tristezza, rimorsi, sensi di colpa, e di quella generale oscurità presente in “SABLE”. Ma anche caratterizzata da speranza, consapevolezza, amore, che invece sono presenti in “fABLE”. L’operazione compiuta da Bon Iver è d’esempio per tutti noi, che dovremmo imparare a riconoscere gli errori commessi, il male compiuto e tutto ciò che ci fa star male, esattamente come ha fatto Vernon (lui in particolare soffriva d’ansia), per poi accettarlo ed elaborarlo, pronti a vivere nuove esperienze.
Ricordiamo che il titolo dell’album è “SABLE, fABLE”, e la favola, nonostante presenti quegli elementi magici e stupendi, non è una fiaba, perché alla fine presenta una morale, un insegnamento, che consiste dunque nell’accettare il proprio passato e il destino che si prefigura.